Noi siamo ancora qua. Eh, già. Come cantava (cantava?) il Vasco.
La Starcon è ricominciata, sotto la pioggia, e con temperature purtroppo più da Reunion. Il tempo è inclemente, ma noi non ci pieghiamo. Come diceva il comico Beruschi anni fa, “Sia che piova o che fa bello, che mi importa? C’ho l’ombrello!”.
Questa è una Starcon ridotta di un giorno (mezza giornata, in realtà), e la differenza tutto sommato non si sente. L’atmosfera non cambia, il “brand” dello Starcon è consolidato, un marchio di garanzia noto anche all’estero. Il fascino del made in Italy. Anzi, del made in Bellaria. Open to Bomboloni, e sarai felice.
Dunque, abbiamo aperto come di consueto con la presentazione dei club, e poi subito proiezioni: in onore del nostro ospite d’onore (era da anni che desideravo fare questo calembour; come dite, sa più di camembert?), abbiamo riguardato “Robocop”, il primo.
Dopodiché, assemblea sociale dello Star Trek Italian Club, votazione del bilancio e riflessioni varie sul futuro delle nostre convenscions.
Se quella dell’anno scorso è stata la Starcon del ritorno, dopo la chiusura forzata negli anni della pandemia, questo è l’anno dei bilanci, dei conti, delle somme che si tirano. Potrebbe essere tempo di cambiare qualcosa, ma di questo si parlerà di nuovo a tempo debito.
Dopodiché conferenze: a tema Stargate (Annalisa Diacinti) e a tema musicale (Claudio Sonego). E poi una alla quale, vi confesso, non ho assistito. Ne ho però sentito parlare su Facebook. Pare che una coppia di soci Stic abbia simulato sul palco una videochiamata in cui, invece di dirsi “puccipucci” o simili, discutevano – anche animatamente – della continuity di “Star Trek: Strange New Worlds”. Cose da nerd, naturalmente, che la gente normale non può capire. Per fortuna, di persone normali, alla Starcon NON ve ne sono, e quindi sembra che sia andato tutto liscio.
Dopodiché: allenamento klingon! Lotte simulate con bat’leth, per la gioia di tutti i (gran) figli di Kahless che desiderano affrontare il nemico, a patto naturalmente che sia un bel giorno per morire. Ma purtroppo qui, causa meteo, di belle giornate non ce ne sono, e quindi si può fare benissimo un’altra volta. Del resto, per pagare e per morire c’è sempre tempo!
Per i bomboloni no, non c’è mai tempo. Se non arrivi in tempo spariscono, se li mangiano tutti. Mannaggia!
Ma mi rifarò stasera. Il dopo-festival sui divanetti dell’albergo continuerà.
E continuerà la Starcon.
Chi non viene è un sarchiapone.
Lunga vita e bomboloni.
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