Intervista a Aaron Waltke, produttore esecutivo di Star Trek: Prodigy

Il primo ciclo da dieci episodi di Star Trek: Prodigy si è concluso lo scorso Febbraio, e Paramount Plus ha dichiarato che la seconda metà della prima stagione vedrà la luce più tardi nel corso dell’anno. In un’intervista al podcast All Access Star Trek di Trekmovie.com, Aaron Waltke, co-executive producer e sceneggiatore capo, ha confermato che l’obiettivo resta quello:

A tutt’oggi, a meno che non accada qualcosa di sconvolgente di cui non sono a conoscenza, (posso dirvi che) vedrete altri 10 episodi su Paramount + entro la fine del 2022.

Paramount + ha ordinato (finora) un totale di 40 episodi della serie, quindi ne usciranno ancora almeno altri trenta. In Aprile è stato annunciato che le sceneggiature erano tutte complete. Waltke ha fornito un aggiornamento un po’ più dettagliato dello stato di lavorazione:

In questo momento abbiamo 25 episodi in vari stadi di lavorazione. È come avere più piatti che girano tutti assieme. È elettrizzante… mi sembra che la registrazione delle voci sia conclusa per quanto riguarda i primi cinque, e stiamo facendo lo storyboard per il finale della seconda stagione. Ecco quanto siamo avanti. Ma abbiamo sempre la sensazione che non ci sia mai abbastanza tempo per fare le cose come vorremmo.

Waltke ha parlato di come ogni blocco da dieci episodi costituisce un arco narrativo che fa parte di una storia più grande, pianificata sin dal principio:

Da un punto di vista emotivo e strutturale si tratta di avere una narrazione autoconclusiva per ogni blocco da 10 episodi, ma con trame che continuano nel successivo. Ecco come vorrei che ognuno vedesse questi 40 episodi. Racconteranno una saga a trecentosessanta gradi. Quindi non preoccupatevi: tutte le domande avranno una risposta, i personaggi che volete vedere ci saranno. Abbiamo discusso molto su questo, su come gestirli al meglio, in modo che risulti soddisfacente e ne valga davvero la pena, piuttosto che metterli in due episodi per  dire: “Okay, questa cosa ora è spiegata. Ciao.”.

Waltke ha anche parlato di come la serie si evolverà nel corso del tempo, e di come si collocherà all’interno del canone di Star Trek:

Muterà il tono, da una stagione all’altra? Naturalmente sì, perché i personaggi si svilupperanno, e noi ci teniamo che crescano. Non vogliamo che Bart Simpson continui per vent’anni ad avere otto anni. E desideriamo che gli eventi dell’universo Trek si riflettano nella serie. Ci sono alcune cose che avvengono negli anni 80 del ventiquattresimo secolo che non intendiamo ignorare.

Anche se è tutto pianificato per 40 episodi, Waltke ha voluto chiarire che non è prevista una fine, per ora, e che non considera l’evoluzione dei personaggi come un ostacolo alla continuazione:

Se toccasse a me decidere, li seguirei fino all’Accademia e oltre, fino a prendere servizio a bordo di altre navi, diventare capitani e combattere qualche guerra. Perché non è la storia di un gruppo di ragazzi, è la storia di un gruppo di ragazzi che si incammina verso l’età adulta. Si tratta di seguire questi personaggi mentre iniziano il loro cammino da un luogo molto lontano dalla Flotta Stellare, per poi progredire ed evolversi. Non so se si è mai vista una cosa del genere, finora, e credo che le possibilità siano infinite.

Quando la serie ha avuto inizio, i producer hanno subito voluto chiarire che, anche se il punto di partenza era lontano, nel quadrante Delta, man mano che si fosse andati avanti avremmo visto entrare nella serie sempre più elementi dell’universo Trek. L’abbiamo già constatato con il primo ciclo da 10 episodi, conclusosi con l’apparizione del “vero” ammiraglio Janeway, sulla plancia della USS Dauntless. Waltke ci tiene a specificare che, anche se ci sono somiglianze e paralleli con la vicenda di Star Trek: Voyager, quando i nostri prenderanno contatto con la Flotta Stellare, o anche con la Terra, non significherà che la serie sta per finire.

Non volevamo che la storia ricalcasse quella di Voyager. Quella era la vicenda di un equipaggio che cerca di tornare a casa, e quando ci riescono la narrazione si conclude. Non credo che nessuno di noi abbia mai pensato all’arrivo sulla Terra come il momento in cui Prodigy finisce. Semmai potrà fungere da catalizzatore per la vicenda. Vedrete nel  prossimo arco narrativo, quando il vice ammiraglio Janeway entra nelle loro vite, come i nostri personaggi cominceranno a conoscere non più soltanto la versione idealizzata e utopistica della Federazione, ma anche i doveri che comporta, e cosa vuol dire essere un ufficiale della flotta e dover prendere decisioni difficili.

STAR TREK: PRODIGY: Ep#109 – Jason Mantzoukas nel ruolo di Jankom Pog, Brett Gray nel ruolo di Dal, Rylee Alazraqui nel ruolo di Rok-Tahk, Ella Purnell nel ruolo di Gwyn e Angus Imrie nel ruolo di Zero in STAR TREK: PRODIGY
Foto: Nickelodeon/Paramount+

Nel corso dei primi dieci episodi abbiamo visto i ragazzi indossare uniformi provvisorie; Waltke ha raccontato che le rivedremo ancora, perché sono parte del percorso dei personaggi per comprendere cos’è la Flotta Stellare.

Ogni volta che indosseranno quelle uniformi sarà per rendersi presentabili, quando la situazione si fa seria, oppure quando ritengono di agire, bene o male, in veste semi-ufficiale. Ma non vogliamo mai che dicano: “Bene, ho l’uniforme, allora sono un capitano, perché di sì”. Non si riterranno soltanto le persone giuste al posto giusto e nel momento giusto, ma cominceranno a capire cosa significa l’uniforme, e si daranno da fare per meritarsela.

Nei primi dieci episodi è stato rivelato molto sulla USS Protostar e  su alcuni personaggi, come per esempio Gwyn. Ma ci sono ancora molti misteri in sospero. Waltke raccomanda pazienza:

Conoscerete il passato di tutti i membri dell’equipaggio. Nessuno di loro si metterà a scrivere un’autobiografia, ma ci saranno dei momenti che faranno luce, e che vi permetteranno di riempire i vuoti. Serviranno a comprendere da dove i personaggi vengono. Scoprirete come mai nessuno di loro – tranne Gwyn – aveva una casa prima di Tars Lamora. Avevano comunque una vita, e conoscerete aspetti di quella vita.

Un esempio che Waltke ha fatto è quello di Jankom Pog, che era arrivato nel quadrante Delta a bordo di una nave generazionale. Conoscere l’ammiraglio Janeway e l’equipaggio della USS Dauntless avrà un impatto su Jankom:

Sarà molto divertente, perché, come avete visto, c’è un altro tellarita – il dottor Noum, interpretato da Jason Alexander – e si trova sulla nave di Janeway. Credo che sia la prima volta che vedremo entrambe le varianti di quella specie. Avremo un tellarita con cinque dita per mano che entrerà in diretto conflitto con Jankom Pog, il quale ne ha tre. E apprenderemo un po’ di più su quel popolo.
A “Mission: Chicago” mi sembra che Dan (Hageman, uno dei due creatori e showrunner della serie, N.d.T.) abbia detto che Jankom ha tecnicamente 200 anni, ed è tecnicamente un tellarita pre-Federazione. Ci sarà da divertirsi quando incontrerà un suo simile e scoprirà che il suo popolo è uno dei fondatori della Federazione. Sarà divertente vedere due tellariti assieme sulla scena…non sono noti per la loro diplomazia, soprattutto il dr. Noum, e credo che ne vedremo delle belle.

Aaron Waltke ha parlato anche di come i producer delle varie serie di Star Trek si tengono in contatto tra di loro, per evitare che si creino contraddizioni, e anche per assicurarsi che le serie risultino collegate:

Parliamo regolarmente con i nostri colleghi, e diciamo sempre: “Metteteci pure un Vau N’Akat quando volete”. Cerchiamo sempre di fare in modo che i collegamenti risultino naturali. Fare in modo che tutti siano al corrente delle cose e risultino parte di un tutto più grande è stato – secondo me – uno dei più grandi trionfi dell’era di Rick Berman, quando c’erano serie come Deep Space Nine che aveva collegamenti con tutto il resto dell’universo Trek. Ci teniamo molto a proseguire quella tradizione.

Abbiamo già visto in Prodigy alcuni personaggi “storici” di Star Trek, e anche quella tradizione continuerà:

Già, sarebbe decisamente sbagliato ignorare tutto quello che c’è stato prima. Vuol dire allora che è un universo piccolo? Forse. Ma ho sempre amato episodi come “Il naufrago del tempo”, dove per caso s’imbattono in Scotty cent’anni dopo…comunque, la cosa importante è evitare che questi “personaggi illustri” finiscano per dominare troppo la scena. Questa è e deve rimanere la storia dei nostri ragazzi. E se introduciamo nuovi personaggi, devono avere uno scopo specifico. Devono avere rilevanza nel percorso di crescita del nostro giovane equipaggio, devono avere un ruolo sostanziale.

Robert Picardo commenta le meravigliose immagini del telescopio spaziale James Webb e la versione di Star Trek: Voyager 4k

Approfondiamo un argomento che è stato affrontato dall’ingegner Giuseppe Pisana durante la scorsa StarCon di Bellaria ossia Le nuove frontiere dello spazio con il telescopio James Webb.

La scorsa settimana, infatti, la NASA ha presentato le prime fenomenali immagini del telescopio spaziale James Webb che prende il nome dall’amministratore della NASA nel periodo dal 1961 al 1968.

Per parafrasare la nostra serie preferita potremmo dire che la missione del JWST è di farci vedere ciò che l’umanità non ha mai visto prima, e in effetti guarda a ritroso nel tempo fino quasi all’inizio dell’universo, fornendo nuove informazioni su come nascono i pianeti e dimostrando quanto siamo veramente piccoli nel grande schema delle cose.

Un’immagine pubblicitaria che presenta il legame tra Picardo e la Planetary Society

I fan di Star Trek conoscono Robert Picardo come l’ologramma medico di emergenza in Star Trek: Voyager e i fan italiani lo hanno conosciuto di persona alle convention dello Star Trek Italian Club “Alberto Lisiero”, ma Picardo ha anche un profondo interesse per la scienza e l’esplorazione spaziale ed è nel consiglio di amministrazione di The Planetary Society, un’organizzazione guidata da Bill Nye la cui missione, secondo il loro sito web, è “conoscere il cosmo e il nostro posto al suo interno” e “migliorare i cittadini del mondo per far progredire la scienza e l’esplorazione spaziale”.

“Mentre Star Trek: Voyager andava in onda, verso la fine degli anni ’90, mi è stato chiesto per la prima volta di fare un evento di raccolta fondi per The Planetary Society”, racconta Picardo.

La Planetary Society ha arruolato Picardo e alcuni dei suoi colleghi Trek, insieme ad attori come Charlton Heston e John Rhys Davies, con lo scopo di brani delle opere di Bradbury allo scrittore in onore del suo settantesimo compleanno. “Poco dopo, sono stato reclutato dai due fondatori sopravvissuti, Louis Friedman e Bruce Murray”. Il terzo fondatore, Carl Sagan, era ormai scomparso. A Picardo è stato chiesto di far parte del Comitato Consultivo della Planetary Society ma si affretta a sottolineare che, dannazione Jim, è un attore, non uno scienziato.

Picardo si vede come un ambasciatore, che si assicura che i fan della fantascienza siano consapevoli dell’esistenza della Planetary Society e che capiscano che “se sono fan della fantascienza allora sono anche fan dell’esplorazione spaziale contemporanea, non solo delle immaginarie esplorazioni spaziali”.

Internet, giornali e notizie televisive sono stati tutti concentrati sulle nuove immagini del JWST, in questi giorni, ma cosa significano e perché sono così eccitanti?

Il James Webb Space Telescope incarna una svolta tecnologica e il risultato di 25 anni di lavoro. “Il progetto è stato avviato nel 1996, appena un anno dopo la messa in onda di Voyager”, dice Picardo, aggiungendo: “Probabilmente un anno prima che iniziassi a lavorare con The Planetary Society. Ci è voluto così tanto tempo per lo sviluppo!”

Quando venne lanciato nel 1990, il telescopio spaziale Hubble fu stato un enorme balzo in avanti nella tecnologia dell’esplorazione spaziale. “L’Hubble ha acquisito immagini con grande profondità di campo dall’orbita terrestre “, afferma Picardo. La missione del JWST è usare ciò che abbiamo imparato da quelle immagini ed espanderle. Usando le telecamere a infrarossi, questo nuovo telescopio può vedere anche più lontano del suo predecessore, scrutando attraverso la polvere e il gas per vedere la nascita di nuove stelle e le immagini più antiche dell’universo che abbiamo mai visto.

“Abbiamo visto il confronto tra un’immagine di Hubble e la stessa immagine del Webb, che è stata anche la prima immagine rilasciata dal nuovo telescopio. Naturalmente, ora vediamo molto più in profondità e molto più lontano. È importante indicare correttamente la scala di questo piccolo pezzo di spazio che stiamo vedendo. Penso che l’analogia fornita da Bill Nye sia ottima: il pezzo di cielo che stai guardando è più piccolo di un granello di sabbia tenuto a debita distanza.

Confronto tra l’originale “scatto” del telescopio Hubble (a sinistra) e la stessa area di spazio catturata dal telescopio Webb

“Questa immagine mostra una luce che ha più di 13 miliardi di anni”, dice Picardo, con un genuino timore reverenziale nella sua voce. Gli scienziati stimano che la formazione dell’universo sia avvenuta intorno a 13,7 miliardi di anni fa. “Quindi è una luce molto antica”. Non ha torto. Il JWST ci sta mostrando il lontano passato, più indietro di quanto non siamo mai stati in grado di guardare prima.

“Il James Webb ha mantenuto la promessa di vedere la luce dalla creazione dell’universo”, aggiunge trionfante Picardo e sottolinea anche il rapporto di ispirazione tra Star Trek e progetti come il JWST. “In Star Trek non dicono di ‘andare alla ricerca di strani metalli pesanti in modo da poter realizzare un telefono cellulare più economico’. In Star Trek lo scopo è capire il nostro posto nel cosmo. L’esplorazione stessa e l’acquisizione di conoscenza sono fini a se stesse. È la scoperta ad essere tutto”.

L’immagine preferita di Picardo dal JWST è della Nebulosa Carina, che descrive come “spettacolare”. “È solo a causa del colore”, ammette. La nebulosa si trova a 7.500 anni luce dalla Terra ed è stata soprannominata “La scogliera cosmica” in riconoscimento della sua forma scoscesa. Questo è essenzialmente un vivaio per giovani stelle e la forma rocciosa è causata dalla radiazione di questi neonati che erode lentamente i bordi della nebulosa.

La “Scogliera Cosmica”

Un altro argomento interessante è l’immagine del “Quintetto di Stephan”, che chiunque abbia mai visto il film La vita è meravigliosa può riconoscere: corpi celesti che sostituiscono gli abitanti del paradiso. In realtà, il Quintetto è un raggruppamento di cinque galassie nella costellazione di Pegaso. Il JWST ci consente di vederli più chiaramente che mai, rivelando onde d’urto, code di marea e altro ancora.

Il Quintetto di Stephan come si vede nel film “La vita è meravigliosa” e la stessa area di spazio ripresa grazie al telescopio James Webb

L’autore dell’articolo e dell’intervista che vi stiamo proponendo, chiede scherzosamente a Picardo se è geloso del fatto che lo “spazio reale” sia uscito in 4k prima di Star Trek: Voyager. “Non capisco perché non ci abbiano dato una versione 4k”, dice con un luccichio negli occhi. La popolarità di Star Trek: Strange New Worlds emana un’atmosfera da serie originale, e: “Voyager, tematicamente, è davvero il prossimo in linea per essere vicino alla serie originale. Ho la sensazione che il successo di Strange New Worlds accelererà l’adattamento di Voyager in 4k. Paramount, se stai ascoltando, fai un po’ di soldi e metti il capitano Janeway in 4k”. Poi ride mentre postula: “Non sarete mai in grado di apprezzare completamente la mia straordinaria bellezza come ologramma finché non sarò in 4K e potrete vedere i pori olografici del mio naso”.

Picardo osserva che la sua missione è indirizzare le persone interessate all’esplorazione spaziale nella giusta direzione. “Se siete interessati, potete saperne di più sul sito web della Planetary Society. Non siamo solo un gruppo di difesa, siamo una risorsa educativa per chiunque voglia dare un’occhiata al nostro sito web. E lì troverai persone con una comprensione molto profonda dell’argomento che trattiamo e te lo spiegheranno”.

Tratto dall’intervista di T. Rick Jones per Daily Star Trek news

Paul Wesley parla di un nuovo Kirk per la seconda stagione di “Star Trek: Strange new worlds”

Oltre agli showrunner, l’attore Paul Wesley ha rilasciato una serie di interviste dopo il finale di stagione per introdurre il suo James T. Kirk in Star Trek: Strange New Worlds. Ha parlato di come si è avvicinato al ruolo e di come sarà un Kirk diverso nella seconda stagione.

Emulare Shatner (o Pine) sarebbe “blasfemo”.

La star di Vampire Diaries Paul Wesley ha affrontato l’arduo compito di interpretare l’iconico personaggio di James T. Kirk, interpretato da William Shatner e successivamente da Chris Pine nei film della linea temporale Kelvin di J.J. Abrams. In tutte le sue interviste, Wesley ha chiarito che lui e gli showrunner hanno concordato di non cercare di emulare nessuna delle due interpretazioni.

Ad esempio, Wesley ha dichiarato a Variety:

Rispettiamo davvero il personaggio e i suoi tratti caratteriali. Ma non è un’imitazione. Il mio obiettivo è quello di essere onesto, sincero e presente. Voglio rispettare il personaggio di James T. Kirk, ma non cerco in nessun modo di imitare qualcosa che non si può toccare. Sarebbe quasi blasfemo, in un certo senso”.

Con EW, Wesley ha fatto una contrapposizione con Shatner e Pine, dicendo che si sta avvicinando al ruolo in linea con il modo in cui altri attori di Strange New Worlds hanno affrontato ruoli classici:

È una via di mezzo. In fin dei conti, la cosa più importante per me e per gli showrunner era non insultare il Kirk della serie originale facendo un’imitazione di [Shatner]. È un’interpretazione diversa. Penso che fare un’imitazione di entrambi i Kirk sarebbe un insulto. Ricordiamo alla gente che non si tratta di William Shatner. Questo è un look completamente nuovo. È uno Spock completamente nuovo. È una Uhura completamente nuova. È un nuovo Kirk. È un nuovo Pike. Sono vecchi personaggi interpretati in modo nuovo. La cosa più importante è rispettare l’integrità di chi è Kirk – i suoi desideri, le sue necessità, i suoi desideri profondi, la sua moralità, la sua spontaneità, il suo istinto”.

Ha detto chiaramente a Collider che non vuole fare un’imitazione di Shatner:

Quello che ha fatto William Shatner non si può toccare. Non si può scherzare con William Shatner. Ha creato il Capitano Kirk. Punto, fine della storia. Per me cercare di imitare William Shatner in qualsiasi modo sarebbe, credo, un insulto al Capitano Kirk. Giusto? Credo sia importante capire chi è Kirk, com’è stata la sua infanzia, cosa vuole e cosa non vuole, quali sono i pilastri della sua personalità e i tratti del suo carattere che sono importanti per lo sviluppo del personaggio. Tenendo conto di questo, si può giocare e creare la propria interpretazione, perché è così. C’è uno Spock diverso, c’è una Uhura diversa, è tutto diverso.
Dovete creare le vostre cose. Non si può fare solo un’imitazione, perché sarebbe troppo superficiale”.

Tornando a Variety, Wesley ha detto che anche se non stava emulando le interpretazioni passate, c’era ancora un’essenza di Kirk a cui aspirava:

Un regista con cui stavo lavorando a “Star Trek” mi ha detto: “Kirk è il tipo di persona che si butta da un aereo senza paracadute e a mezz’aria sa che troverà un modo per atterrare”. Ovviamente, questo è un esempio estremo. Ma il suo istinto, è la sua stella polare con cui orientarsi. È qualcosa che volevo davvero assicurarmi di catturare. E poi, oltre a questo, ha un senso della moralità incredibilmente buono. È una persona che credo sia altruista per il suo equipaggio. È una persona che, nonostante la sua spavalderia, credo che in fin dei conti abbia una profonda sensibilità e si preoccupi di fare la cosa giusta. Credo che questi siano i pilastri di Kirk, se dovessi davvero analizzare l’archetipo“.

Un Kirk più “sciolto” nella seconda stagione

Nel finale della prima stagione, Wesley è apparso come Kirk in una linea temporale alternativa, quando era capitano della USS Farragut invece che della USS Enterprise durante gli eventi di “La navicella invisibile”. Tuttavia, gli showrunner hanno già rivelato che nella seconda stagione interpreterà un tenente Kirk più giovane sulla Farragut, nella linea temporale principale di Strange New Worlds. Wesley ha spiegato a EW come questo Kirk più giovane sia diverso:

Nel finale della prima stagione, in realtà si tratta di un Kirk che non abbiamo mai visto perché non esiste davvero. È una proiezione temporale alternativa di qualcosa. Se Pike non fosse morto* e fosse ancora al comando dell’Enterprise, come sarebbe questo mondo? Ovviamente non esiste. È solo nella sua mente. Quindi incontra Kirk, e Kirk non è il capitano dell’Enterprise. Kirk è il capitano della Farragut. Kirk non ha mai incontrato Spock, non ha mai incontrato Uhura, non ha vissuto tutte le cose che aveva vissuto il Kirk originale. Quindi, in un certo senso, mi ha permesso di fare, non dirò tutto quello che volevo, ma è un’interpretazione più libera, giusto? Potevamo essere più flessibili. Quindi è stato un po’ liberatorio, perché non avevo così tanta pressione. Non posso parlare troppo della seconda stagione, ma è un po’ più in linea con il Kirk che conosciamo, ma è precedente all’Enterprise. La cosa più importante, per rispondere alla sua domanda, è mantenere la sensazione che Kirk abbia questo incredibile istinto di pancia su cui fa affidamento, che è in un certo senso straordinariamente preciso, una moralità, un coraggio, un fascino, un umorismo. Non vediamo molto di questo umorismo nel finale della prima stagione perché c’è qualcosa di molto intenso. Nella seconda stagione potremo esplorare un po’ di più Kirk”.

Wesley ha parlato con Variety di come Kirk avrà più del suo fascino caratteristico nella seconda stagione:

È una sorta di momento iconico per Kirk: sta parlando con Pike nella prima scena, e poi interviene Spock, e Kirk è incuriosito da quest’uomo che ha detto qualcosa che Kirk percepisce immediatamente come molto acuto, molto saggio. Voglio catturare il fatto che lui riconosca: “Oh, questo è un tipo interessante” e che si crei un legame, anche se per una frazione di secondo. Piccole chicche come queste. Volevo catturare un po’ di quella spavalderia, ma allo stesso tempo, in quel particolare episodio, c’era molto in gioco. C’era meno spazio per giocare con l’umorismo di Kirk. C’era un po’ di fascino, ma in quell’episodio era molto preso dalla missione, quindi non abbiamo esplorato Kirk come faremo nella seconda stagione”.

Non posso parlarne troppo, ma mi sono divertito moltissimo nella seconda stagione. La scrittura è così buona. È così divertente.
La seconda stagione è quella in cui possiamo davvero lasciarci andare ed esplorare Kirk. Non vedo l’ora che tutti la vedano”.

E a Cinemablend ha parlato di come Kirk e Spock interagiranno nella prossima stagione:

Nella seconda stagione esploreremo maggiormente [la dinamica di Kirk e Spock]. Non posso entrare troppo nel merito. Quello che posso dire è che ora io e Ethan siamo davvero amici. È così divertente, e non so se sia inconscio, ma abbiamo davvero questa dinamica Kirk/Spock nella vita reale. È così divertente. Chiacchieriamo, usciamo, andiamo a cena, andiamo a bere qualcosa. Ci mandiamo messaggi in continuazione. Abbiamo sviluppato una sorta di rapporto naturale tra me e lui. Sullo schermo è molto più facile, perché possiamo essere noi stessi”.

E’ Ancora lo show di Pike… per ora

Portare Kirk in uno show che include già altri personaggi storici introduce l’idea che Strange New Worlds possa diventare una nuova versione di Star Trek. Wesley ha chiarito a Cinemablend che questo show è ancora incentrato su Pike:

In definitiva, nella seconda stagione, questo è ancora lo show di Pike. È Pike, Spock e Uhura. È l’Enterprise pre-Kirk. Tutto ciò che accade, Kirk fa parte di quella linea temporale. Solo che non è la serie di Kirk, semplicemente non lo è, ancora [ride].

E quando Variety gli ha chiesto se si aspetta di interpretare Kirk per molto tempo, l’attore ha esitato:

Non posso rispondere. So che quando ho fatto la mia [prima] chiamata Zoom, perché avevo fatto [“The Vampire Diaries”] per un po’, mi hanno chiesto: “Che ne diresti di finire nello show per un po’?”. Erano cose di questo tipo. Ma alla fine, “Strange New Worlds” è prima dell’Enterprise che conosciamo, e penso davvero che questo show sia così. Kirk entra in scena e fa parte di quell’universo, ma questo è davvero lo show di Pike in termini di capitano”.

In definitiva, non so quali siano i loro piani. Posso solo dire che mi piace molto far parte di questa storia, perché è un Kirk che non abbiamo mai visto. Questo è un Kirk più giovane. È prima che si sviluppasse completamente come uomo. So che ne abbiamo visto un po’ con Chris Pine nei film di J.J. Abrams, ma non faceva parte del canone originale. Questo è il Kirk con cui abbiamo a che fare [in “Strange New Worlds”]. Quindi, in ogni caso, non lo so davvero.”

Fonte: Trekmovie

Jason Isaacs ha parlato con lo showrunner di Star Trek: Strange New Worlds per tornare nel ruolo del Lorca originale

Jascon Isaacs nei panni del Capitano Lorca

Da quando, in modo drammatico, ha lasciato Star Trek: Discovery, verso la fine della prima stagione nel 2018, Jason Isaacs ha spesso parlato di un suo ritorno nel franchise. E dato che il grande colpo di scena della prima stagione è stato la rivelazione che il Capitano Gabriel Lorca proveniva dall’Universo dello Specchio, la morte del personaggio ha lasciato aperta la questione del destino del Lorca originale, di cui Isaacs ha parlato negli ultimi quattro anni e ora ne ha parlato con uno degli showrunner di Star Trek: Strange New Worlds.

Isaacs è pronto a indossare di nuovo i panni di Lorca

Prima di partecipare a Star Trek, Isaacs era un attore molto richiesto, noto per il suo lavoro nella serie di Harry Potter, e negli ultimi anni è comunque sempre stato impegnato, ma gli piace ancora parlare di Lorca. Quando l’argomento Discovery è stato affrontato in una nuova intervista con TheList per promuovere il suo nuovo film La signora Harris va a Parigi, Isaacs ha posto lui stello la perenne domanda:

Il Capitano Lorca. La porta del Lorca originale è chiusa? È un argomento molto acceso su Internet, questo è certo.”

Lorca nell’Universo dello Specchio

Isaacs ha prontamente risposto “Certo, sì” quando gli è stato chiesto se sarebbe interessato a tornare a interpretarlo, ma vuole una buona trama come il grande segreto di appartenere all’Universo dello Specchio della prima stagione:

La storia dovrebbe essere grandiosa. Era una storia fantastica. Tutti gli attori desiderano avere un segreto, e io avevo il segreto più grande di tutti, senza rovinarlo a nessuno. Se le persone non l’hanno già visto, è improbabile che lo guardino adesso, ma c’è comunque un segreto fantastico, e io l’ho interpretato, e lo sapevo. Significa che quando lo si guarda, come quando si guarda “Il sesto senso” per la seconda volta, c’è un nuovo livello di divertimento quando si sa come vanno a finire le cose.

Jason Isaacs ha condiviso questa foto su Twitter agli inizi del 2018

Questi commenti sono in linea con quanto Isaacs ha detto negli ultimi quattro anni, tuttavia ha aggiunto una piccola novità, rivelando di aver avuto l’opportunità di parlare del ritorno di Lorca direttamente con l’ex produttore esecutivo di Discovery e attuale co-showrunner di Strange New Worlds Akiva Goldsman:

Lorca originale è… In questo momento sto lavorando con Akiva Goldsman, che ha scritto e diretto gran parte di Discovery, su una mini serie di Tom Holland, “The Crowded Room” a New York. Abbiamo parlato di Lorca, e dovrebbe essere una storia altrettanto bella della prima stagione di Discovery. Non voglio tornare solo perché è uno dei personaggi preferiti dai fan e fare una versione che non sia altrettanto buona. Se c’è spazio, ci sono così tante serie brillanti. Anche Strange New Worlds ha avuto un grande successo, e Picard è un grande successo, ma se e dove c’è spazio per un arco del Lorca originale, sono pronto a farlo. Non voglio tornare solo per insaccarmi dentro quella tuta attillata.

Se Lorca dovesse apparire in uno degli attuali show live-action, Strange New Worlds sarebbe il più sensato, poiché è ambientato nello stesso periodo della prima stagione di Discovery. E, ovviamente, Goldsman è il più adatto per convincere la produzione a realizzarlo, visto che è uno dei creatori della serie. Se dovesse accadere, il più presto possibile sarebbe per una terza stagione, dato che la seconda ha già completato la produzione.

Con Picard già pronto, l’unica altra opzione live-action attuale sarebbe Discovery, ci sono probabilmente modi creativi e fantascientifici per inserirlo nella nuova ambientazione del 32° secolo e c’è un legame maggiore con quei personaggi (almeno con la sua controparte dello Specchio). Potrebbe essere troppo tardi per inserirlo nella quinta stagione, la cui produzione è già iniziata, ma la star della serie Sonequa Martin-Green ha recentemente dichiarato che la serie continuerà con una sesta stagione e forse oltre. A meno che non abbia uno spin-off o una miniserie tutta sua, il Lorca originale potrebbe anche trovare spazio in un’altra potenziale serie futura di Star Trek, come la più volte discussa Sezione 31 di Michelle Yeoh.

Jason Isaacs, Michelle Yeoh, Doug Jones, Sonequa Martin-Green
Scatto di Matthias Clamer ai Pinewood Toronto Studios in Toronto

O forse Lorca rimarrà presumibilmente morto, ucciso a bordo della USS Buran.

Tratto da Trekmovie.com

È forse la fine per la Eaglemoss? – parte II

È un giorno triste per i fan della Eaglemoss. Come abbiamo riportato qualche giorno fa, qualcosa stava succedendo, perché era stato depositato un “Avviso di intenzione”, un atto necessario alla nomina di un amministratore, qualcosa di molto simile, nel nostro ordinamento, ad un curatore fallimentare.

Anche se una mossa del genere non è sempre la campana a morto per un’azienda, è però il segno che la società è nei guai. Ora abbiamo la conferma che le piccole navi che le persone hanno imparato ad amare (e in alcuni casi ad accumulare) non saranno più prodotte. Secondo il sito Web di informazioni sul mondo dei fumetti, downthetubes, “i grandi debiti della società alla fine li hanno raggiunti”. La perdita operativa di Eaglemoss alla fine del 2020 è stata di £ 10.504.086, rispetto alle £ 857.379 dell’anno prima. Secondo quanto riferito, il calo del profitto lordo del 72% è stato dovuto all’impatto della pandemia di COVID-19. A causa del lockdown del 2020, i prodotti dell’azienda non potevano essere distribuiti nei canali tradizionali, come le edicole e le librerie specializzate, oltre all’impatto su fornitori, logistica e distributori, per non parlare della diminuzione dei clienti, molti dei quali si sono ritrovati senza lavoro in quel terribile anno.

La stessa Eaglemoss finora non si è espressa sulla questione se abbiano o meno cessato l’attività. Ben Robinson, che ha lavorato per l’azienda per oltre 11 anni ed è attualmente il Direttore dei prodotti con licenza, ha però condiviso un link a downthetube su LinkedIn tramite Sandy Resnick, responsabile per l’acquisizione dei diritti di pubblicazione di WEBTOON. Sembra improbabile che Robinson lo faccia se la notizia fosse falsa, ma fino a quando la Eaglemoss non pubblicherà un annuncio ufficiale, dovremmo essere pronti a tutto.

Eaglemoss, che distribuisce con il marchio “Hero Collector” quando si riferisce al loro canale diretto al consumatore, non produce solo una “piccola” flotta di navi. La casa editrice ha anche una linea di libri, ristampe di graphic novel.

Recentemente Eaglemoss ha lanciato una replica della USS Enterprise-D, completa di luci funzionanti, in uscite regolari. Un po’ come i nostri prodotti della DeAgostini, della Fabbri o della Hachette.

Se la notizia del possibile fallimento, o della messa in amministrazione controllata, dovesse risultare vera, i clienti che si sono abbonati a quest’ultimo articolo potrebbero rimanere con un modellino parzialmente costruito, senza modo di finirlo. In sostanza, ora potrebbero avere una replica dell’Enterprise di Picard nel suo primo anno di costruzione presso i cantieri navali Utopia Planitia di Marte… e magari qualche appassionato, particolarmente abile con i lavori manuali, potrebbe trasformare un pezzo incompleto in un meraviglioso diorama da esposizione.
Ma è ancora presto, in fondo Eaglemoss ha un parco prodotti di tutto rispetto e davvero ghiotto, e come abbiamo già avuto modo di scrivere, magari si farà avanti qualche nuova azienda che subentrerà continuando la pubblicazione delle tante meraviglie a cui la casa editrice inglese ci ha abituati in questi ultimi anni.

Sonequa Martin-Green risponde alle critiche dei fan su ‘Star Trek: Discovery’

Mentre si trovava a Londra per il lancio di Paramount+ nel Regno Unito, Sonequa Martin-Green ha parlato di come lei e gli altri siano consapevoli delle critiche alla serie e anche dei piani a lungo termine di Star Trek: Discovery, di cui sono appena iniziate le riprese della quinta stagione.

Sonequa ai critici: “Capisco”.

In un’intervista rilasciata al settimanale britannico Radio Times, Sonequa Martin-Green ha parlato soprattutto della quarta stagione, appena trasmessa con il lancio di Paramount+ nel Regno Unito, ma ha affrontato anche altri argomenti, tra cui le critiche su come la serie sia diversa dalle altre serie di Star Trek. Martin-Green ha accolto con favore l’opportunità di discutere di questo argomento:

Mi piace parlarne perché siamo realisti… Siamo molto diversi dalle altre serie. E abbiamo dovuto trovare noi stessi. Abbiamo dovuto trovare la nostra identità e immergerci. E il fatto che siamo iper-serializzati; il fatto che ci siamo reinventati più e più volte, e dobbiamo ringraziare i nostri scrittori per questo. Ci sono molti cambiamenti. Perché la base dei fan del franchise nel suo complesso, e quella di Discovery in particolare, è un pubblico fedele ed estremamente intellettuale. Si tratta di persone molto intelligenti che hanno una passione e un cuore così profondi e leali nei confronti del franchise. E quindi lo sentono proprio. Lo portano con sé da anni. E ha significato molto per loro per anni. Per questo motivo, credo che le loro voci meritino di essere ascoltate. E noi apprezziamo le loro voci, anche se sono in disaccordo con noi. Anche se ci criticano, ma capisco la tua reazione, perché questo significa molto per te.

Ed è difficile essere diversi con una cosa del genere. E per noi è stato difficile essere diversi. Ma credo che abbiamo davvero trovato noi stessi e credo che anche i nostri fan abbiano trovato il loro tipo di rapporto con noi, a questo punto. Questo non vuol dire che siamo dei robot e che non ci rimaniamo male quando sentiamo qualcuno arrabbiato per qualcosa che abbiamo fatto. Ci viene da pensare: “Oh, cavolo, che schifo”. Ma allo stesso tempo diciamo: “Sì, ma capiamo la tua reazione”.

E poi ci sono molte persone che dicono: “Ma io adoro i cambiamenti”. Ci sono così tante prospettive diverse. E il punto non è forse proprio quello di avere più punti di vista? Ecco cosa significano veramente diversità e inclusione. Ognuno dovrebbe essere rappresentato. Quindi capisco, vi ascolto, ma forse cambierete idea. E se non lo fate, va bene lo stesso. Va bene così.


Non c’è ancora un finale?

A causa dei timori di essere sanzionata da Paramount+, Martin-Green non ha potuto dire molto sulla quinta stagione, le cui riprese sono appena iniziate:

Ho la bocca cucita. Un raggio laser arriverà dal soffitto a fulminarmi… So che sarà fantastico. E lo penso davvero. E questo ve lo posso dire [risata]. Molte altre scoperte. Posso dirvi anche questo.

Ma quando le è stato chiesto del futuro a lungo termine della serie e se ci sono state discussioni con i produttori esecutivi su un “finale” per Discovery, è stata un po’ più aperta, dicendo:

Beh, la serie sta sicuramente andando avanti, per fortuna. Ma non si è ancora parlato della sua fine. Parliamo molto di cose che vogliamo ancora vedere, o almeno loro condividono con me le loro idee. Io parlo di cose che vorrei vedere, non solo con Burnham, ma anche con altri e con la storia nel suo complesso. Quindi c’è una visione a lungo termine, assolutamente. Sicuramente c’è una pianificazione. Ma fortunatamente non stiamo ancora parlando del finale.

Martin-Green ha anche parlato di come sarebbe disposta a seguire le orme di Sir Patrick Stewart (e Kate Mulgrew) e a tornare nel franchise decenni dopo la conclusione della serie:

Assolutamente sì. E anche la nostra amata Kate Mulgrew è tornata, prestando il suo genio al nostro mondo animato. Apprezzo le opportunità che Sir Patrick e Kate hanno avuto di tornare, perché sono amati oggi come lo sono sempre stati. Forse di più, probabilmente anche di più. Sono leggendari! E quindi il loro ritorno e il loro ritorno in un modo nuovo è molto eccitante per noi e per tutti coloro che amano la serie. Quindi sì, lo farei. Adoro Michael Burnham. Sarebbe davvero bello se potessi tornare tra 30 anni. Se Dio vuole, tra 30 anni saremo tutti in grado di andare avanti e di guardare ancora la TV.

Qui sopra il video integrale di Radio Times

Fonte: Trekmovie

Il comunicato ufficiale di Paramount+

Lo sappiamo tutti che Paramount+ sbarcherà in Italia a settembre 2022 ma per dare un attimo di tregua a tutte le ipotesi sugli intenti del canale abbiamo chiesto al nostro contatto di metterci a disposizione l’intero comunicato stampa di giugno.

Potete leggerlo qui.

A domanda specifica sulla diffusione a settembre di Strange New Worlds e Prodigy in italiano la risposta è stata DA settembre. Restiamo in attesa del permesso di diffondere notizie ufficiali più specifiche sui nostri canali.

Kate Mulgrew parla di un eventuale ritorno a Star Trek con i suoi colleghi di “Voyager”.

Kate Mulgrew ha interpretato il Capitano Kathryn Janeway per sette anni in Star Trek: Voyager, e più recentemente è tornata a dare la voce a varie Janeway nella serie animata per bambini Star Trek: Prodigy. E l’attrice lascia intendere che nel suo futuro potrebbero esserci ancora più Star Trek (e più Janeway).

Mulgrew e le star di Voyager pronte per tornare nell’universo di Star Trek

A giugno in alcune interviste la Mulgrew ha accennato all’idea di tornare a recitare in Star Trek.

Quando l’attrice si trovava nel Regno Unito per promuovere il lancio di Paramount+, Den of Geek, nota piattaforma britannica che cura l’intrattenimento, con attenzione a pellicole televisive e cinematografiche, ha seguito i suoi commenti e ha rivelato che non è la sola a pensare a un ritorno al live-action; infatti, ne ha parlato con alcune delle sue co-star di Voyager:

“Ne parliamo sempre. I miei migliori amici sono Robert Picardo e John de Lancie. Ci incontriamo e ci incrociamo sempre. E quando parliamo di Star Trek, tutti noi ci stupiamo del fatto che si reinventi continuamente. Credo che questo non faccia che confermare le sue virtù eterne. So che Jeri [Ryan] ama fare Picard. E so che tutti noi, tutti noi, vorremmo continuare e quando si presenterà l’occasione, saremo pronti per fare altro Star Trek.


Dopo aver concluso i sette anni di Star Trek: Voyager nel ruolo del Capitano Kathryn Janeway nel 2001, la Mulgrew è tornata a vestire i panni dell’Ammiraglio Janeway nel film Star Trek Nemesis del 2002. Da allora, l’attrice ha espresso scetticismo sulla possibilità di interpretare nuovamente Janeway in live action, dichiarando a TrekMovie nel 2019 di essere “sorpresa” che Patrick Stewart avesse deciso di tornare per Star Trek: Picard, aggiungendo: “Non so cosa dire di Janeway. Sette anni sono tanti per interpretare un personaggio. Non sono sicura che le piacerebbe essere riesumata”. Sembra che il lancio di Picard le abbia fatto cambiare idea e che ora stia pensando al futuro. Il mese scorso ha dichiarato di “guardare con occhi nuovi”, ipotizzando che dopo la conclusione di Picard “chissà cosa succederà a [Janeway] in futuro”.

Tre Janeway in Prodigy?

Kate Mulgrew è già tornata a vestire i panni di Janeway nella serie animata Star Trek: Prodigy. È stata introdotta all’inizio della stagione come l’ologramma per l’addestramento di emergenza della USS Protostar, e nel decimo episodio ha doppiato nuovamente l’Ammiraglio Janeway, che avrà un ruolo chiave nella seconda metà della prima stagione che debutterà nel corso dell’anno.

Den of Geek le ha rivolto una domanda in merito, dalla quale è scaturito il seguente interessante scambio:

Lei torna a vestire i panni dell’Ammiraglio Janeway in Star Trek: Prodigy. Sono passati 20 anni da quando ha interpretato l’Ammiraglio Janeway in Star Trek Nemesis…

Sì, è stato uno strano cameo. Ero sola in studio, sul palcoscenico. È stato fatto molto velocemente. Credo sia stato subito dopo Voyager, se non nell’ultima settimana di Voyager.

E ora è tornata a interpretare due Janeway: L’ammiraglio Janeway e l’ologramma Janeway.

In realtà sono tre: Capitano Janeway, Ammiraglio Janeway e Ologramma Janeway. Può andarsene, guardiamarina. [Risate.]

Supponendo che non si sia trattato di un errore di comunicazione e che la Mulgrew stesse ancora parlando di Prodigy, questo indica che il Capitano Janeway potrebbe apparire anche nella serie animata.

Questo potrebbe avvenire con dei flashback o forse anche con un viaggio nel tempo in cui la Mulgrew doppierebbe il Capitano Janeway del periodo in cui era a bordo della USS Voyager, forse ancora nel Quadrante Delta prima di tornare sulla Terra ed essere promossa Ammiraglio.

Fonte: Trekmovie

AKIVA GOLDSMAN PARLA DEL FUTURO DI STAR TREK: STRANGE NEW WORLDS

Mentre a metà luglio entreremo “nell’inverno del nostro scontento”, senza una nuova serie di Star Trek all’orizzonte dopo che la scorsa settimana si è conclusa la prima stagione di Star Trek: Strange New Worlds, una delle domande che sorgono è “E adesso?”…

Akiva Goldsman

Per quanto riguarda Strange New Worlds, Akiva Goldsman, uno dei creatori della serie, ha alcune cose da dire riguardo al futuro della serie, ma anche su altri aspetti del più recente capitolo dell’universo di Star Trek.

Goldsman, intervistato da Deadline, ha condiviso alcune riflessioni sulla prima stagione di Strange New Worlds parlando di dove vorrebbe vedere la serie nel prossimo futuro. Tra le altre cose ha affrontato un argomento spinoso, ossia in che modo Strange New Wolrds stride con la Serie Classica di Star Trek, e, riferendosi al finale della prima stagione, ma anche alla natura “agnostica” dell’approccio dello show alla narrazione, ha detto “il nostro intento è che se non sai niente di Star Trek la serie ti piaccia, ma se di Star Trek ne conosci un sacco, allora vogliamo che la ami. Più ne sai, più vogliamo che tu la ami… Se ne sai abbastanza, magari non un sacco, dovrebbe comunque piacerti perché parla di problemi contemporanei”.

Alla domanda su dove andrà Strange New Worlds, Goldsman ha detto, ricordandoci però la retrodatazione che contraddistingue la serie e la “riscrittura” della continuity, come risulta chiaro, ad esempio, con il personaggio di Spock, “Mi piacerebbe che questa cosa si riflettesse direttamente nella Serie Classica… Insomma, alla fine, dovremmo essere in grado di portare lo spettatore fino a “Oltre la galassia”.

Goldsman ha altre speranze per la serie, come ad esempio i crossover con le altre serie Trek attualmente in produzione, ma dice che quel tipo di idee sono ancora campate in aria, insieme ai suoi altri sogni ad occhi aperti.

Lower Decks, terza stagione: sta arrivando

Ma non subito.
Ci hanno abituato troppo bene, è dallo scorso ottobre che ogni settimana abbiamo un episodio nuovo di Star Trek. Prima Prodigy, poi Discovery, Picard, Strange New Worlds...e adesso? Adesso che si è conclusa la prima, stellare stagione di Strange New Worlds, ce la fanno sospirare, la terza stagione di Lower Decks. Oh, se ce la fanno sospirare!

Lo ha dichiarato Paramount Plus: la terza stagione di Star Trek: Lower Decks inizierà giovedì 25 agosto. E, anche se non è ancora stato annunciato, possiamo presumere che per noi in Italia verrà lanciata venerdì 26 agosto, sempre su Amazon Prime Video.
Dovremo attendere ancora qualche settimana, quindi, per vedere lo sviluppo del cliff-hanger con il quale si è conclusa la stagione precedente, che ha visto il capitano Carol Freeman della USS Cerritos (e madre del guardiamarina Beckett Mariner) arrestata con l’accusa di aver fatto detonare una bomba sul pianeta dei Pakled.
Nell’attesa possiamo ammirare la nuova locandina, che, come la precedente, è volutamente ispirata a quella di Star Trek III: The Search for Spock. Continua la tradizione: la locandina della seconda stagione, infatti, riprendeva volutamente quella di Star Trek II: The Wrath of Khan, mentre quella della prima ricalcava Star Trek: The Motion Picture.


Dalle immagini possiamo già trarre qualche indizio: rivedremo Peanut Hemper, l’Exocomp disperso nello spazio nella scorsa stagione, e apprenderemo (forse) qualcosa di più sulle origini di Rutherford, e sulle circostanze in cui è diventato un cyborg.
Nell’attesa possiamo sempre riguardarci le stagioni precedenti. Il DVD della seconda stagione è appena uscito per il mercato americano, ma non si sa ancora quando uscirà l’edizione italiana.

Anche un binge watching di Strange New Worlds non sarebbe male. È estate, dobbiamo divertirci!