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Nel 1967 Star Trek era in onda da una stagione, sotto l’egida della Desilu Studios, una piccola ma significativa casa di produzione. Ma c’era aria di cambiamento, un cambiamento che avrebbe coinvolto anche Star Trek e ne avrebbe segnato il futuro.
Lucille Ball, a cui si deve una parte del nome Desilu (la lu finale, mentre Desi arriva da Desi Arnaz primo marito di Lucille), aveva recitato tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ‘50 in una commedia radiofonica al fianco di Richard Denning intitolata My Favorite Husband in cui Ball e Denning interpretavano la coppia di sposi Liz e George. La maggior parte degli episodi seguiva uno specifico formato: Liz aveva un’idea divertente, che si trasformava in un disastro che sarebbe poi stato sistemato da George. Il programma si chiudeva sempre con Liz che diceva: “Grazie, George. Sei il mio marito preferito”.
Qualche anno dopo, Lucille e Desi Arnaz riproposero lo stesso schema per la televisione. La Desilu nacque proprio con il preciso scopo di produrre questa nuova serie che si chiamerà I Love Lucy. All’inizio della sua attività la Desilu aveva affittato uno spazio presso i General Service Studios, ma nel 1954 quello spazio non bastava più e si stabilì, dunque in un proprio studio.
Desi nel ruolo di produttore, inventò anche un originale sistema multi-camera che consentiva al pubblico di presenziare dal vivo creando quello che poi è diventato uno standard per molte sitcom, ottenendo inoltre di sfoltire il lavoro necessario alla produzione della serie, permettendo così alla produzione di prendersi anche un periodo di pausa per far riposare le star del programma e spingendo infine ad una ulteriore innovazione, ossia le repliche, curiosamente inesistenti in precedenza.
Oltre a produrre il suo personale programma Lucy era la responsabile artistica della casa di produzione e lavorò su decine di altri programmi. Nel 1960 la coppia divorziò e la dimissione di Desi mise Lucy nella posizione di rilevare tutte le quote dell’azienda diventando la prima donna a dirigere una major di Hollywood.
Dopo l’acquisizione della proprietà, la Desilu, che non cambiò nome, produsse Mission: Impossible, Mannix e Star Trek. Conosciamo le traversie della produzione di Star Trek e non è difficile credere che senza il supporto di Lucille, il nostro franchise non avrebbe mai preso il volo.
Ed è più o meno qui che entra in gioco la Gulf+Western, che aveva iniziato come multinazionale nella produzione ed estrazione di risorse (il nome in qualche modo è indicativo della sua origine). Nel 1966 aveva deciso di entrare anche nel mercato dell’intrattenimento televisivo e cinematografico e per questo motivo aveva acquistato una serie di società, tra cui la Paramount Pictures. Fu proprio a loro che Lucille vendette la sua azienda, i Desilu Studios.
La data? Il 27 luglio 1967. Lucille uscì dall’edificio, per non farvi mai più ritorno.
Ma per Lucille Ball non ha significato affatto l’abbandono delle scene né l’uscita dalle attività produttive. Un anno dopo, infatti, Lucy stava producendo di nuovo, con una nuova società che chiamò Lucille Ball Productions. La società di produzione iniziò immediatamente a produrre Here’s Lucy, un programma che andò in onda fino al 1974, e negli anni ’80 produsse Life with Lucy, seguendo uno schema di successo, evidentemente. Insieme a sua figlia, Lucie Arnaz, creò anche un marchio per gestire il merchandise di I Love Lucy. E Star Trek? Beh come sappiamo la Paramount ha continuato a produrla, e continua ancora oggi, anche se sotto i diversi marchi che negli anni si sono succeduti. Ma senza la sua madrina probabilmente Star Trek non avrebbe mai visto la luce.
Vi lascio con una piccola nota. Lucille Ball ha un altro legame con la fantascienza, suo figlio, Desi Arnaz jr., infatti, è il coprotagonista di una serie cult degli anni ’80: Automan.
Quando nel 2009 JJ Abrams ha rilanciato il franchise con il reboot Star Trek, ha anche portato una ventata di successi cinematografici che non si vedevano da oltre un decennio, i tre film ambientati nel cosiddetto kelvinverso sono stati infatti un successo strepitoso. Complessivamente, infatti, Star Trek, Into Darkness – Star Trek del 2013 e Star Trek Beyond del 2016 hanno incassato quasi un miliardo e mezzo di dollari al botteghino globale. Quindi, scommettere sulla produzione di un quarto film è sempre sembrata una buona idea.
Malgrado i presupposti, però, la strada per arrivare al fantomatico Star Trek 4 (che ad oggi è ancora il titolo provvisorio) non è stata facile. Nel 2016, il duo di sceneggiatori JD Payne e Patrick McKay (autori della serie Amazon “Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del potere”) scrisse una prima bozza di sceneggiatura per Abrams, poi, l’anno seguente, sembrava possibile il coinvolgimento di Quentin Tarantino che però ha successivamente abbandonato il progetto. Nel 2019 è stata la volta di Noah Hawley, creatore della serie “Fargo”, il quale però ha abbandonato il progetto nel 2020. Finalmente, all’inizio del 2022, la Paramount ha annunciato che i lavori su Star Trek 4 potevano iniziare perché c’era una sceneggiatura. Ed ecco quello che sappiamo finora
Qual è la data di uscita di Star Trek 4?
Come riportato da The Hollywood Reporter, Star Trek 4 sarà presentato in anteprima il 23 dicembre 2023. I produttori JJ Abrams e Brian Robbins hanno rivelato la data di uscita a un evento per gli investitori della Paramount, nel febbraio del 2022. Il quarto film Star Trek era stato pianificato già nel 2015, prima ancora che iniziassero le riprese di Star Trek Beyond. Quello stesso anno, Chris Pine e Zachary Quinto avevano accettato aumenti e opzioni contrattuali per un quarto film della serie reboot. Da allora però, la sceneggiatura ha subito diverse revisioni da parte di vari scrittori, come abbiamo riportato qui sopra.
L’attuale sceneggiatura è stata scritta da Josh Friedman (“Snowpiercer”) e Cameron Squires (“WandaVision”), che l’hanno adattata da una precedente bozza di Lindsey Beer e Geneva Robertson-Dworet. Secondo Collider, le riprese di Star Trek 4 inizieranno alla fine del 2022.
Chi c’è nel cast di Star Trek 4?
Al momento, il cast di Star Trek 4 non è stato ancora confermato, ma la Paramount prevede il ritorno di tutti i membri del cast principale. Nella sua dichiarazione all’evento degli investitori, Abrams ha anche indicato che la storia introdurrà nuovi personaggi non ancora visti nel kelvinverso. Abrams ha anche descritto la storia come ” divertente ed eccitante” e ha aggiunto che “aiuterà a portare ‘Star Trek’ in aree “mai viste prima”.
Star Trek 4 sarà diretto da Matt Shakman, che di recente è stato il regista di tutti e nove gli episodi di “WandaVision”. Shakman, che al suo attivo oltre 50 regie, incluse serie come “Il Trono di Spade”, “Succession”, “Fargo” e “The good wife”, è alla sua seconda esperienza in ambito cinematografico.
Qual è la trama di Star Trek 4?
Al momento non ci sono dettagli circa la trama del prossimo film di Star Trek, ma secondo quanto riferito si svolgerà dopo gli eventi di Star Trek Beyond. In Beyond, Kirk e l’equipaggio della USS Enterprise vedono la loro nave schiantarsi sul pianeta Altamid, dopo l’imboscata di un soldato umano proveniente da un periodo storico antecedente al fondazione della Federazione: il capitano Balthazar Edison interpretato da Idris Elba. In quel film si è saputo anche della morte dell’ambasciatore Spock nell’originale interpretazione di Leonard Nimoy, ed è stato anche un modo per onorare la figura del regista e attore di Star Trek, vera e propria icone del franchise. Una cosa però possiamo darla per certa, Star Trek 4 non esplorerà il rapporto tra il Capitano Kirk e suo padre George. Chris Hemsworth, infatti, che ha interpretato brevemente George Kirk in Star Trek del 2009, ha rifiutato, ancora nel 2019, l’idea di riprendere il ruolo. Inoltre, Star Trek 4 non si collegherà a nessuna delle serie TV attuali o recenti su Star Trek, come Star Trek Voyager, Star Trek Picard o Star Trek Lower Decks, poiché quelle serie si svolgono in un universo separato dalla linea temporale di Kelvin.
Ciò detto, qualsiasi altra illazione è valida e possibile, non resta che attendere qualche ulteriore gustoso dettaglio.
Venerdì, il giorno prima del grande panel di Star Trek Universe, la star di Strange New Worlds Anson Mount ha partecipato a un altro panel del Comic-Con per il gioco Star Trek: Fleet Command di Scopely, che ha recentemente aggiunto contenuti da Strange New Worlds. Durante la discussione sull’ingresso del Capitano Pike nel gioco, Mount ha parlato del personaggio della serie, del finale della prima stagione e della sua direzione.
Mount è impaziente di vedere il terzo atto di Pike
È la prima volta che partecipa al Comic-Con per Star Trek e Anson Mount si è divertito molto. Ha parlato di come sia stato un “sogno d’infanzia che si è avverato” poter essere il capitano della USS Enterprise, aggiungendo:
È semplicemente incredibile poter fare un lavoro in cui ogni giorno dici a te stesso: “Non posso credere di poterlo fare”. E incontrare questa fantastica famiglia che sono i fan di Star Trek è il momento più importante.
Quando gli è stato chiesto che cosa lo interessava di Pike originariamente e nel suo sviluppo futuro, l’attore ha risposto:
“Per dirlo in modo un po’ semplicistico, se Kirk rappresentava il machismo e Picard l’intelletto, io voglio che Pike rappresenti il cuore. E credo che la decisione di rendere Pike consapevole del suo futuro, nella seconda stagione di Discovery, sia stata molto intelligente. Perché ha preso quello che è un finale tragico e lo ha trasformato in una scelta attiva. E le ripercussioni e le ricadute di questa scelta hanno contribuito a far capire meglio chi fosse davvero questo tipo.“
L’attore ha poi parlato di come il finale della prima stagione sia stato un punto di svolta fondamentale, che ha aperto un potenziale molto più ampio per il personaggio:
Nell’ultimo episodio della prima stagione, quando il vecchio Pike si fa vivo e gli mostra il suo futuro, non gli dice mai “Non hai scelta”. Ha ancora una scelta, ma quando si rende conto di quali sono le scelte, non c’è davvero scelta… Quindi, mi sembra che in questo senso, avendo superato quella fase, il Pike pienamente impegnato, il Pike che accetta se stesso stia davvero iniziando. Spero che riusciremo a realizzare il terzo atto di Pike e a trovare un modo unico di sovrapporsi alla TOS”.
Ha anche parlato di come gli eventi del finale hanno cambiato il modo di vedere la vita di Pike:
Una cosa a cui pensavo quando ho girato quel finale è quante storie di persone che hanno ricevuto una diagnosi terminale vi diranno che non sono mai state così vive. Perché all’improvviso tutte le stupidaggini che pensavi fossero importanti non lo sono più. E ho pensato che Pike fosse arrivato alla stessa conclusione.
Giocare a Strange New Worlds
Il gioco di strategia MMO Star Trek Fleet Command ha aggiunto nuovi personaggi e trame da Star Trek: Strange New Worlds, con altri in arrivo questo mese e il prossimo. David Eckelberry dell’editore del gioco Scopely ha raccontato come lo stile di Strange New Worlds stia dando loro nuove opportunità di portare avanti le storie:
Lavoriamo con i nostri partner della Paramount per creare personaggi e trame interessanti in cui intrecciare le storie nel nostro gioco. Quindi, se Christopher Pike scende su un pianeta e gioca un po’ con la sua politica… Noi continuiamo quella storia. Quindi il “cosa succede dopo?” Grazie alla narrazione episodica dello show, possiamo andare a raccontare il seguito. Questa è l’incredibile potenzialità dei piccoli schermi combinati con il grande schermo: non dobbiamo più separarli. Quindi un episodio va in onda su Paramount+ e poi lo si può provare nel gioco”.
Eckelberry ha anche scherzato sul fatto che hanno dovuto creare un nuovo motore fisico per il gioco per adattarlo ai capelli di Pike.
Mount ha rivelato di essere “appassionato” di videogiochi fin da quando giocava a “Space Invaders” da bambino, definendosi un “intenditore di videogiochi” e affermando di ritenere “molto bello” il fatto di poter giocare in prima persona.
È possibile scoprire le nuove avventure di gioco di Star Trek: Strange New Worlds scaricando gratuitamente Star Trek Fleet Command su piattaforme mobili e PC. Per ulteriori informazioni, visitare il sito startrekfleetcommand.com.
Continuano le novità dalla Comic-Con di San Diego! Nel panel di Star Trek dedicato a Strange New Worlds (e moderato, come il resto dello spazio, da Lea Thompson) si sono inseriti “a sorpresa” nientemeno che Tawny Newsome (Beckett Mariner) e Jack Quaid (Brad Boimler), i quali hanno annunciato di fronte a un pubblico davvero sconcertato che nella seconda stagione di SNW avrà luogo il crossover più improbabile di sempre, proprio con Star Trek: Lower Decks!
Già nel giugno scorso Alex Kurtzman aveva alluso alla possibilità di fare un crossover, e adesso apprendiamo che si realizzerà proprio nel 2023, quando, nel corso della seconda stagione di Strange New Worlds, vedremo Mariner e Boimler incontrare (in qualche modo) la Enterprise del capitano Pike, in un episodio che conterrà sia parti animate che parti dal vivo (ma su questo punto non è stato specificato niente di più). La regia sarà del “veterano” Jonathan Frakes, che ha al suo attivo più di 20 episodi (e film cinematografici) delle varie serie dell’universo Trek.
Abbiamo già visto recentemente i protagonisti di Lower Decks indossare l’uniforme, alla convention MIssion: Chicago, lo scorso Aprile, e sarà certamente un evento straordinario se per caso Quaid e la Newsome per una volta interpreteranno i loro personaggi con il corpo e non soltanto con la voce. Purtroppo dovremo attendere l’anno prossimo, sperando che da qui ad allora si sappia qualcosa di più su questo evento che – ne siamo certi – nessuno avrebbe potuto prevedere.
Altre notizie da San Diego! Nel corso del panel dedicato alle novità dell’universo Trek è stato presentato un nuovo trailer per la terza stagione di Star Trek: Lower Decks, che avrà inizio il 25 Agosto. Tra le scene presenti, troviamo Tendi (Noel Wells) e Rutherford (Eugene Cordero) intenti a cenare nel ristorante di Joseph Sisko a New Orleans, c’è un’apparizione del generale Martok (J.G. Hertzler), e – sorpresa delle sorprese! – la USS Cerritos arriverà a Deep Space Nine! Vediamo inoltre per qualche istante Rutherford guidare una navetta simile al Delta Flyer di Star Trek: Voyager (e portando la stessa tuta indossata da Tom Paris e B’Elanna Torres nell’episodio “La gara”). Ritorna inoltre Peanut Hamper, l’Exocomp dato per disperso nella seconda stagione. Un altro ritorno è quello di Kukulkan, il “serpentone alieno” comparso anni fa, in un episodio della Serie Classica Animata (o TAS).
Il sito Entertainment Weekly ha inoltre rivelato che nella terza stagione comparirà anche un nuovo alieno chiamato K’Ranch, appartenente alla nuova specie dei Kromsapioidi. In una immagine lo vediamo inseguire il guardiamarina Boimler (Jack Quaid) lungo i corridoi della nave.
Lo showrunnerMike McMahan ha inoltre raccontato a EW qualcosa di più sul cliffhanger che concludeva la scorsa stagione, con l’arresto del capitano Carol Freeman (Dawnn Lewis):
Quanto accade cambierà il modo in cui i membri dell’equipaggio della USS Cerritos vedono se stessi, e anche gli altri li vedranno sotto una luce diversa, in un modo che cambia il tono della serie per la terza stagione. Lo vedrete subito alla fine del secondo episodio: ognuno dei nostri protagonisti avrà una missione personale. A volte sarà utile, a volte meno che piacevole, ma tutto scaturirà dai primi due episodi, che cambieranno decisamente i giochi.
E, a proposito del nuovo alieno, McMahan ha dichiarato:
Il disegnatore che ha ideato K’Ranch ha voluto fare un alieno figo e con l’aspetto da duro. Che però funzionasse nel contesto umoristico di Lower Decks e più in generale nel mondo di Star Trek, e in animazione. Mi piace il fatto che abbiamo romulani e andoriani, ma anche creature come i Kromsapioidi, e tutti abitano nella stessa galassia.
Assieme al nuovo trailer, Paramount + ha diffuso anche nuove locandine, sempre nello stile che imita Star Trek III, raffiguranti Beckett Mariner (TawnyNewsome) e gli altri tre personaggi principali.
Grandi notizie da San Diego! Nello scorso Aprile era stato annunciato che il cast di Star Trek: The Next Generation sarebbe tornato nella terza (e purtroppo ultima) stagione di Star Trek: Picard, a vent’anni dalla loro ultima apparizione al completo, nel film Star Trek: Nemesis, del 2002.. Ora possiamo vedere per la prima volta che aspetto avranno, dopo tutto questo tempo.
Patrick Stewart (Ammiraglio Jean-Luc Picard) e Gates McFadden (Beverly Crusher) sono saliti sul palcoscenico della Comic-Con e, assieme al “Nuovo Grande Uccello della Galassia”, Alex Kurtzman, hanno presentato un nuovo teaser trailer al pubblico che assiepava la sala.
PICARD: “Sei in gamba soltanto quanto le persone di cui ti circondi.” LA FORGE: “Quei giorni sulla Enterprise…hanno fatto di me un uomo migliore, un padre migliore, un amico migliore.” SETTE: “Pensavo che avrei potuto essere di ispirazione per le persone…e portare giustizia in un universo ingiusto”. RAFFI: “Non hai dea di quanto sia difficile stare in questo mondo.” WORF: “Non presumere di sapere cosa ho sacrificato e cosa no per questo” DEANNA: “Devi essere disposto ad attraversare quella porta, e andare verso quello che c’è dopo” RIKER: “C’è tutto un universo, là fuori. Ovunque tu vada, noi andiamo.” BEVERLY: “Qui, in questo momento, facciamo quello per cui durante tutta la vita ci siamo preparati a fare al meglio” PICARD: “Finchè tu e il tuo equipaggio vi manterrete determinati, non sarai mai senza speranza”
Nel voice-over del trailer, Geordi LaForge dichiara di essere un padre, e infatti già lo scorso Giugno era stato rivelato che l’ex ingegnere capo della Enterprise-D (e della E) ha due figlie (una delle quali interpretata da Mica Burton, figlia di Levar Burton nella vita reale).
Assieme al teaser è stata diffusa anche una serie di locandine, una per ogni personaggio principale. Gli unici membri del cast delle prime due stagioni che ritornano, oltre allo stesso Patrick Stewart, sono Jeri Ryan (Sette di Nove) e Michelle Hurd (Raffi Musiker). Arrivano invece, oltre ai già menzionati Gates McFadden e Levar Burton, Michael Dorn (Worf), Jonathan Frakes (William Riker) e Marina Sirtis (Deanna Troi-Riker). Frakes e la Sirtis erano già apparsi nella serie nell’episodio “Nepente”, della prima stagione.
Il teaser e le locandine mostrano Sette di Nove in uniforme, e con i gradi di capitano; a quanto pare, la promozione sul campo nell’ultimo episodio della seconda stagione da parte di Picard è diventata effettiva. Riker sembra essere tornato in servizio attivo (nell’ultima puntata della prima stagione era al comando della USS Zheng He, ma non era chiaro per quanto ci sarebbe rimasto). La Forge e Worf indossano un nuovo modello di uniforme, e non è chiaro che gradi ricoprano (lo showrunner Terry Matalas ha comunque dichiarato che Worf non è capitano).
Sia nel teaser che nelle immagini manca Brent Spiner, la cui partecipazione è stata confermata, ma senza rivelare chi interpreterà. Alex Kurtzman ha dichiarato che si tratta di un “nuovo vecchio personaggio”, e questo costituisce un mistero: di chi si tratta? Potrebbe essere Altan Soong, che abbiamo visto nella prima stagione? Oppure qualche altro personaggio noto? (Lore? B-4? Si accettano scommesse). L’antagonista della vicenda sarà una donna, e gli ex colleghi di Picard saranno “sparpagliati” in giro per la galassia (almeno all’inizio), mentre una delle trame portanti riguarderà Sette, e come si è inserita nei ranghi della Flotta Stellare.
Sembra inoltre che Patrick Stewart si sia lasciato scappare che nella serie comparirà “più di una Enterprise”, e questo già scatena le curiosità dei fan.
La serie uscirà nel 2023. Non è stata ancora specificata una data, ma sembra probabile il mese di Febbraio. Restiamo in attesa per ulteriori notizie. Sarà dura resistere, da qui all’anno prossimo!
Domani sera a partire dalle 21,45 il mondo di Star Trek, in tutte le sue sfaccettature, verrà ampiamente presentato e discusso in un lungo panel alla Convention di San Diego.
Moderati da Lea Thompson, regista di Picard oltre che attrice nota per Ritorno al futuro, tra gli ospiti è prevista la presenza di Patrick Stewart e Gates McFadden per Picard.
Per Star Trek Lower Decks saranno presenti alcuni attori che danno voce ai personaggi animati: Jack Quaid, Tawny Newsome, Noël Wells e Dawnn Lewis oltre al produttore esecutivo Mike McMahan.
Strange New Worlds verrà introdotta, invece, da Anson Mount, Ethan Peck, Christina Chong, Celia Rose Goodling e dall’ultimo arrivato nel cast, Paul Wesley, insieme al produttore esecutivo Henry Alonso Myers.
A tutti gli interventi saranno presenti naturalmente anche Alex Kurtzman e Rod Roddenberry nel loro ruolo di produttori esecutivi di tutte le serie.
Ci aspettiamo tante novità, trailer e notizie che condivideremo con tutti i nostri lettori nei prossimi giorni
Il primo ciclo da dieci episodi di Star Trek: Prodigy si è concluso lo scorso Febbraio, e Paramount Plus ha dichiarato che la seconda metà della prima stagione vedrà la luce più tardi nel corso dell’anno. In un’intervista al podcast All Access Star Trek di Trekmovie.com, Aaron Waltke, co-executive producer e sceneggiatore capo, ha confermato che l’obiettivo resta quello:
A tutt’oggi, a meno che non accada qualcosa di sconvolgente di cui non sono a conoscenza, (posso dirvi che) vedrete altri 10 episodi su Paramount + entro la fine del 2022.
Paramount + ha ordinato (finora) un totale di 40 episodi della serie, quindi ne usciranno ancora almeno altri trenta. In Aprile è stato annunciato che le sceneggiature erano tutte complete. Waltke ha fornito un aggiornamento un po’ più dettagliato dello stato di lavorazione:
In questo momento abbiamo 25 episodi in vari stadi di lavorazione. È come avere più piatti che girano tutti assieme. È elettrizzante… mi sembra che la registrazione delle voci sia conclusa per quanto riguarda i primi cinque, e stiamo facendo lo storyboard per il finale della seconda stagione. Ecco quanto siamo avanti. Ma abbiamo sempre la sensazione che non ci sia mai abbastanza tempo per fare le cose come vorremmo.
Waltke ha parlato di come ogni blocco da dieci episodi costituisce un arco narrativo che fa parte di una storia più grande, pianificata sin dal principio:
Da un punto di vista emotivo e strutturale si tratta di avere una narrazione autoconclusiva per ogni blocco da 10 episodi, ma con trame che continuano nel successivo. Ecco come vorrei che ognuno vedesse questi 40 episodi. Racconteranno una saga a trecentosessanta gradi. Quindi non preoccupatevi: tutte le domande avranno una risposta, i personaggi che volete vedere ci saranno. Abbiamo discusso molto su questo, su come gestirli al meglio, in modo che risulti soddisfacente e ne valga davvero la pena, piuttosto che metterli in due episodi per dire: “Okay, questa cosa ora è spiegata. Ciao.”.
Waltke ha anche parlato di come la serie si evolverà nel corso del tempo, e di come si collocherà all’interno del canone di Star Trek:
Muterà il tono, da una stagione all’altra? Naturalmente sì, perché i personaggi si svilupperanno, e noi ci teniamo che crescano. Non vogliamo che Bart Simpson continui per vent’anni ad avere otto anni. E desideriamo che gli eventi dell’universo Trek si riflettano nella serie. Ci sono alcune cose che avvengono negli anni 80 del ventiquattresimo secolo che non intendiamo ignorare.
Anche se è tutto pianificato per 40 episodi, Waltke ha voluto chiarire che non è prevista una fine, per ora, e che non considera l’evoluzione dei personaggi come un ostacolo alla continuazione:
Se toccasse a me decidere, li seguirei fino all’Accademia e oltre, fino a prendere servizio a bordo di altre navi, diventare capitani e combattere qualche guerra. Perché non è la storia di un gruppo di ragazzi, è la storia di un gruppo di ragazzi che si incammina verso l’età adulta. Si tratta di seguire questi personaggi mentre iniziano il loro cammino da un luogo molto lontano dalla Flotta Stellare, per poi progredire ed evolversi. Non so se si è mai vista una cosa del genere, finora, e credo che le possibilità siano infinite.
Quando la serie ha avuto inizio, i producer hanno subito voluto chiarire che, anche se il punto di partenza era lontano, nel quadrante Delta, man mano che si fosse andati avanti avremmo visto entrare nella serie sempre più elementi dell’universo Trek. L’abbiamo già constatato con il primo ciclo da 10 episodi, conclusosi con l’apparizione del “vero” ammiraglio Janeway, sulla plancia della USS Dauntless. Waltke ci tiene a specificare che, anche se ci sono somiglianze e paralleli con la vicenda di Star Trek: Voyager, quando i nostri prenderanno contatto con la Flotta Stellare, o anche con la Terra, non significherà che la serie sta per finire.
Non volevamo che la storia ricalcasse quella di Voyager. Quella era la vicenda di un equipaggio che cerca di tornare a casa, e quando ci riescono la narrazione si conclude. Non credo che nessuno di noi abbia mai pensato all’arrivo sulla Terra come il momento in cui Prodigy finisce. Semmai potrà fungere da catalizzatore per la vicenda. Vedrete nel prossimo arco narrativo, quando il vice ammiraglio Janeway entra nelle loro vite, come i nostri personaggi cominceranno a conoscere non più soltanto la versione idealizzata e utopistica della Federazione, ma anche i doveri che comporta, e cosa vuol dire essere un ufficiale della flotta e dover prendere decisioni difficili.
Nel corso dei primi dieci episodi abbiamo visto i ragazzi indossare uniformi provvisorie; Waltke ha raccontato che le rivedremo ancora, perché sono parte del percorso dei personaggi per comprendere cos’è la Flotta Stellare.
Ogni volta che indosseranno quelle uniformi sarà per rendersi presentabili, quando la situazione si fa seria, oppure quando ritengono di agire, bene o male, in veste semi-ufficiale. Ma non vogliamo mai che dicano: “Bene, ho l’uniforme, allora sono un capitano, perché di sì”. Non si riterranno soltanto le persone giuste al posto giusto e nel momento giusto, ma cominceranno a capire cosa significa l’uniforme, e si daranno da fare per meritarsela.
Nei primi dieci episodi è stato rivelato molto sulla USS Protostar e su alcuni personaggi, come per esempio Gwyn. Ma ci sono ancora molti misteri in sospero. Waltke raccomanda pazienza:
Conoscerete il passato di tutti i membri dell’equipaggio. Nessuno di loro si metterà a scrivere un’autobiografia, ma ci saranno dei momenti che faranno luce, e che vi permetteranno di riempire i vuoti. Serviranno a comprendere da dove i personaggi vengono. Scoprirete come mai nessuno di loro – tranne Gwyn – aveva una casa prima di Tars Lamora. Avevano comunque una vita, e conoscerete aspetti di quella vita.
Un esempio che Waltke ha fatto è quello di Jankom Pog, che era arrivato nel quadrante Delta a bordo di una nave generazionale. Conoscere l’ammiraglio Janeway e l’equipaggio della USS Dauntless avrà un impatto su Jankom:
Sarà molto divertente, perché, come avete visto, c’è un altro tellarita – il dottor Noum, interpretato da Jason Alexander – e si trova sulla nave di Janeway. Credo che sia la prima volta che vedremo entrambe le varianti di quella specie. Avremo un tellarita con cinque dita per mano che entrerà in diretto conflitto con Jankom Pog, il quale ne ha tre. E apprenderemo un po’ di più su quel popolo. A “Mission: Chicago” mi sembra che Dan (Hageman, uno dei due creatori e showrunner della serie, N.d.T.) abbia detto che Jankom ha tecnicamente 200 anni, ed è tecnicamente un tellarita pre-Federazione. Ci sarà da divertirsi quando incontrerà un suo simile e scoprirà che il suo popolo è uno dei fondatori della Federazione. Sarà divertente vedere due tellariti assieme sulla scena…non sono noti per la loro diplomazia, soprattutto il dr. Noum, e credo che ne vedremo delle belle.
Aaron Waltke ha parlato anche di come i producer delle varie serie di Star Trek si tengono in contatto tra di loro, per evitare che si creino contraddizioni, e anche per assicurarsi che le serie risultino collegate:
Parliamo regolarmente con i nostri colleghi, e diciamo sempre: “Metteteci pure un Vau N’Akat quando volete”. Cerchiamo sempre di fare in modo che i collegamenti risultino naturali. Fare in modo che tutti siano al corrente delle cose e risultino parte di un tutto più grande è stato – secondo me – uno dei più grandi trionfi dell’era di Rick Berman, quando c’erano serie come Deep Space Nine che aveva collegamenti con tutto il resto dell’universo Trek. Ci teniamo molto a proseguire quella tradizione.
Abbiamo già visto in Prodigy alcuni personaggi “storici” di Star Trek, e anche quella tradizione continuerà:
Già, sarebbe decisamente sbagliato ignorare tutto quello che c’è stato prima. Vuol dire allora che è un universo piccolo? Forse. Ma ho sempre amato episodi come “Il naufrago del tempo”, dove per caso s’imbattono in Scotty cent’anni dopo…comunque, la cosa importante è evitare che questi “personaggi illustri” finiscano per dominare troppo la scena. Questa è e deve rimanere la storia dei nostri ragazzi. E se introduciamo nuovi personaggi, devono avere uno scopo specifico. Devono avere rilevanza nel percorso di crescita del nostro giovane equipaggio, devono avere un ruolo sostanziale.
Approfondiamo un argomento che è stato affrontato dall’ingegner Giuseppe Pisana durante la scorsa StarCon di Bellaria ossia Le nuove frontiere dello spazio con il telescopio James Webb.
La scorsa settimana, infatti, la NASA ha presentato le prime fenomenali immagini del telescopio spaziale James Webb che prende il nome dall’amministratore della NASA nel periodo dal 1961 al 1968.
Per parafrasare la nostra serie preferita potremmo dire che la missione del JWST è di farci vedere ciò che l’umanità non ha mai visto prima, e in effetti guarda a ritroso nel tempo fino quasi all’inizio dell’universo, fornendo nuove informazioni su come nascono i pianeti e dimostrando quanto siamo veramente piccoli nel grande schema delle cose.
I fan di Star Trek conoscono Robert Picardo come l’ologramma medico di emergenza in Star Trek: Voyager e i fan italiani lo hanno conosciuto di persona alle convention dello Star Trek Italian Club “Alberto Lisiero”, ma Picardo ha anche un profondo interesse per la scienza e l’esplorazione spaziale ed è nel consiglio di amministrazione di The Planetary Society, un’organizzazione guidata da Bill Nye la cui missione, secondo il loro sito web, è “conoscere il cosmo e il nostro posto al suo interno” e “migliorare i cittadini del mondo per far progredire la scienza e l’esplorazione spaziale”.
“Mentre Star Trek: Voyager andava in onda, verso la fine degli anni ’90, mi è stato chiesto per la prima volta di fare un evento di raccolta fondi per The Planetary Society”, racconta Picardo.
La Planetary Society ha arruolato Picardo e alcuni dei suoi colleghi Trek, insieme ad attori come Charlton Heston e John Rhys Davies, con lo scopo di brani delle opere di Bradbury allo scrittore in onore del suo settantesimo compleanno. “Poco dopo, sono stato reclutato dai due fondatori sopravvissuti, Louis Friedman e Bruce Murray”. Il terzo fondatore, Carl Sagan, era ormai scomparso. A Picardo è stato chiesto di far parte del Comitato Consultivo della Planetary Society ma si affretta a sottolineare che, dannazione Jim, è un attore, non uno scienziato.
Picardo si vede come un ambasciatore, che si assicura che i fan della fantascienza siano consapevoli dell’esistenza della Planetary Society e che capiscano che “se sono fan della fantascienza allora sono anche fan dell’esplorazione spaziale contemporanea, non solo delle immaginarie esplorazioni spaziali”.
Internet, giornali e notizie televisive sono stati tutti concentrati sulle nuove immagini del JWST, in questi giorni, ma cosa significano e perché sono così eccitanti?
Il James Webb Space Telescope incarna una svolta tecnologica e il risultato di 25 anni di lavoro. “Il progetto è stato avviato nel 1996, appena un anno dopo la messa in onda di Voyager”, dice Picardo, aggiungendo: “Probabilmente un anno prima che iniziassi a lavorare con The Planetary Society. Ci è voluto così tanto tempo per lo sviluppo!”
Quando venne lanciato nel 1990, il telescopio spaziale Hubble fu stato un enorme balzo in avanti nella tecnologia dell’esplorazione spaziale. “L’Hubble ha acquisito immagini con grande profondità di campo dall’orbita terrestre “, afferma Picardo. La missione del JWST è usare ciò che abbiamo imparato da quelle immagini ed espanderle. Usando le telecamere a infrarossi, questo nuovo telescopio può vedere anche più lontano del suo predecessore, scrutando attraverso la polvere e il gas per vedere la nascita di nuove stelle e le immagini più antiche dell’universo che abbiamo mai visto.
“Abbiamo visto il confronto tra un’immagine di Hubble e la stessa immagine del Webb, che è stata anche la prima immagine rilasciata dal nuovo telescopio. Naturalmente, ora vediamo molto più in profondità e molto più lontano. È importante indicare correttamente la scala di questo piccolo pezzo di spazio che stiamo vedendo. Penso che l’analogia fornita da Bill Nye sia ottima: il pezzo di cielo che stai guardando è più piccolo di un granello di sabbia tenuto a debita distanza.
“Questa immagine mostra una luce che ha più di 13 miliardi di anni”, dice Picardo, con un genuino timore reverenziale nella sua voce. Gli scienziati stimano che la formazione dell’universo sia avvenuta intorno a 13,7 miliardi di anni fa. “Quindi è una luce molto antica”. Non ha torto. Il JWST ci sta mostrando il lontano passato, più indietro di quanto non siamo mai stati in grado di guardare prima.
“Il James Webb ha mantenuto la promessa di vedere la luce dalla creazione dell’universo”, aggiunge trionfante Picardo e sottolinea anche il rapporto di ispirazione tra Star Trek e progetti come il JWST. “In Star Trek non dicono di ‘andare alla ricerca di strani metalli pesanti in modo da poter realizzare un telefono cellulare più economico’. In Star Trek lo scopo è capire il nostro posto nel cosmo. L’esplorazione stessa e l’acquisizione di conoscenza sono fini a se stesse. È la scoperta ad essere tutto”.
L’immagine preferita di Picardo dal JWST è della Nebulosa Carina, che descrive come “spettacolare”. “È solo a causa del colore”, ammette. La nebulosa si trova a 7.500 anni luce dalla Terra ed è stata soprannominata “La scogliera cosmica” in riconoscimento della sua forma scoscesa. Questo è essenzialmente un vivaio per giovani stelle e la forma rocciosa è causata dalla radiazione di questi neonati che erode lentamente i bordi della nebulosa.
Un altro argomento interessante è l’immagine del “Quintetto di Stephan”, che chiunque abbia mai visto il film La vita è meravigliosa può riconoscere: corpi celesti che sostituiscono gli abitanti del paradiso. In realtà, il Quintetto è un raggruppamento di cinque galassie nella costellazione di Pegaso. Il JWST ci consente di vederli più chiaramente che mai, rivelando onde d’urto, code di marea e altro ancora.
L’autore dell’articolo e dell’intervista che vi stiamo proponendo, chiede scherzosamente a Picardo se è geloso del fatto che lo “spazio reale” sia uscito in 4k prima di Star Trek: Voyager. “Non capisco perché non ci abbiano dato una versione 4k”, dice con un luccichio negli occhi. La popolarità di Star Trek: Strange New Worlds emana un’atmosfera da serie originale, e: “Voyager, tematicamente, è davvero il prossimo in linea per essere vicino alla serie originale. Ho la sensazione che il successo di Strange New Worlds accelererà l’adattamento di Voyager in 4k. Paramount, se stai ascoltando, fai un po’ di soldi e metti il capitano Janeway in 4k”. Poi ride mentre postula: “Non sarete mai in grado di apprezzare completamente la mia straordinaria bellezza come ologramma finché non sarò in 4K e potrete vedere i pori olografici del mio naso”.
Picardo osserva che la sua missione è indirizzare le persone interessate all’esplorazione spaziale nella giusta direzione. “Se siete interessati, potete saperne di più sul sito web della Planetary Society. Non siamo solo un gruppo di difesa, siamo una risorsa educativa per chiunque voglia dare un’occhiata al nostro sito web. E lì troverai persone con una comprensione molto profonda dell’argomento che trattiamo e te lo spiegheranno”.
Tratto dall’intervista di T. Rick Jones per Daily Star Trek news
Oltre agli showrunner, l’attore Paul Wesley ha rilasciato una serie di interviste dopo il finale di stagione per introdurre il suo James T. Kirk in Star Trek: Strange New Worlds. Ha parlato di come si è avvicinato al ruolo e di come sarà un Kirk diverso nella seconda stagione.
Emulare Shatner (o Pine) sarebbe “blasfemo”.
La star di Vampire Diaries Paul Wesley ha affrontato l’arduo compito di interpretare l’iconico personaggio di James T. Kirk, interpretato da William Shatner e successivamente da Chris Pine nei film della linea temporale Kelvin di J.J. Abrams. In tutte le sue interviste, Wesley ha chiarito che lui e gli showrunner hanno concordato di non cercare di emulare nessuna delle due interpretazioni.
Ad esempio, Wesley ha dichiarato a Variety:
“Rispettiamo davvero il personaggio e i suoi tratti caratteriali. Ma non è un’imitazione. Il mio obiettivo è quello di essere onesto, sincero e presente. Voglio rispettare il personaggio di James T. Kirk, ma non cerco in nessun modo di imitare qualcosa che non si può toccare. Sarebbe quasi blasfemo, in un certo senso”.
Con EW, Wesley ha fatto una contrapposizione con Shatner e Pine, dicendo che si sta avvicinando al ruolo in linea con il modo in cui altri attori di Strange New Worlds hanno affrontato ruoli classici:
“È una via di mezzo. In fin dei conti, la cosa più importante per me e per gli showrunner era non insultare il Kirk della serie originale facendo un’imitazione di [Shatner]. È un’interpretazione diversa. Penso che fare un’imitazione di entrambi i Kirk sarebbe un insulto. Ricordiamo alla gente che non si tratta di William Shatner. Questo è un look completamente nuovo. È uno Spock completamente nuovo. È una Uhura completamente nuova. È un nuovo Kirk. È un nuovo Pike. Sono vecchi personaggi interpretati in modo nuovo. La cosa più importante è rispettare l’integrità di chi è Kirk – i suoi desideri, le sue necessità, i suoi desideri profondi, la sua moralità, la sua spontaneità, il suo istinto”.
Ha detto chiaramente a Collider che non vuole fare un’imitazione di Shatner:
Quello che ha fatto William Shatner non si può toccare. Non si può scherzare con William Shatner. Ha creato il Capitano Kirk. Punto, fine della storia. Per me cercare di imitare William Shatner in qualsiasi modo sarebbe, credo, un insulto al Capitano Kirk. Giusto? Credo sia importante capire chi è Kirk, com’è stata la sua infanzia, cosa vuole e cosa non vuole, quali sono i pilastri della sua personalità e i tratti del suo carattere che sono importanti per lo sviluppo del personaggio. Tenendo conto di questo, si può giocare e creare la propria interpretazione, perché è così. C’è uno Spock diverso, c’è una Uhura diversa, è tutto diverso. Dovete creare le vostre cose. Non si può fare solo un’imitazione, perché sarebbe troppo superficiale”.
Tornando a Variety, Wesley ha detto che anche se non stava emulando le interpretazioni passate, c’era ancora un’essenza di Kirk a cui aspirava:
“Un regista con cui stavo lavorando a “Star Trek” mi ha detto: “Kirk è il tipo di persona che si butta da un aereo senza paracadute e a mezz’aria sa che troverà un modo per atterrare”. Ovviamente, questo è un esempio estremo. Ma il suo istinto, è la sua stella polare con cui orientarsi. È qualcosa che volevo davvero assicurarmi di catturare. E poi, oltre a questo, ha un senso della moralità incredibilmente buono. È una persona che credo sia altruista per il suo equipaggio. È una persona che, nonostante la sua spavalderia, credo che in fin dei conti abbia una profonda sensibilità e si preoccupi di fare la cosa giusta. Credo che questi siano i pilastri di Kirk, se dovessi davvero analizzare l’archetipo“.
Un Kirk più “sciolto” nella seconda stagione
Nel finale della prima stagione, Wesley è apparso come Kirk in una linea temporale alternativa, quando era capitano della USS Farragut invece che della USS Enterprise durante gli eventi di “La navicella invisibile”. Tuttavia, gli showrunner hanno già rivelato che nella seconda stagione interpreterà un tenente Kirk più giovane sulla Farragut, nella linea temporale principale di Strange New Worlds. Wesley ha spiegato a EW come questo Kirk più giovane sia diverso:
“Nel finale della prima stagione, in realtà si tratta di un Kirk che non abbiamo mai visto perché non esiste davvero. È una proiezione temporale alternativa di qualcosa. Se Pike non fosse morto* e fosse ancora al comando dell’Enterprise, come sarebbe questo mondo? Ovviamente non esiste. È solo nella sua mente. Quindi incontra Kirk, e Kirk non è il capitano dell’Enterprise. Kirk è il capitano della Farragut. Kirk non ha mai incontrato Spock, non ha mai incontrato Uhura, non ha vissuto tutte le cose che aveva vissuto il Kirk originale. Quindi, in un certo senso, mi ha permesso di fare, non dirò tutto quello che volevo, ma è un’interpretazione più libera, giusto? Potevamo essere più flessibili. Quindi è stato un po’ liberatorio, perché non avevo così tanta pressione. Non posso parlare troppo della seconda stagione, ma è un po’ più in linea con il Kirk che conosciamo, ma è precedente all’Enterprise. La cosa più importante, per rispondere alla sua domanda, è mantenere la sensazione che Kirk abbia questo incredibile istinto di pancia su cui fa affidamento, che è in un certo senso straordinariamente preciso, una moralità, un coraggio, un fascino, un umorismo. Non vediamo molto di questo umorismo nel finale della prima stagione perché c’è qualcosa di molto intenso. Nella seconda stagione potremo esplorare un po’ di più Kirk”.
Wesley ha parlato con Variety di come Kirk avrà più del suo fascino caratteristico nella seconda stagione:
“È una sorta di momento iconico per Kirk: sta parlando con Pike nella prima scena, e poi interviene Spock, e Kirk è incuriosito da quest’uomo che ha detto qualcosa che Kirk percepisce immediatamente come molto acuto, molto saggio. Voglio catturare il fatto che lui riconosca: “Oh, questo è un tipo interessante” e che si crei un legame, anche se per una frazione di secondo. Piccole chicche come queste. Volevo catturare un po’ di quella spavalderia, ma allo stesso tempo, in quel particolare episodio, c’era molto in gioco. C’era meno spazio per giocare con l’umorismo di Kirk. C’era un po’ di fascino, ma in quell’episodio era molto preso dalla missione, quindi non abbiamo esplorato Kirk come faremo nella seconda stagione”.
Non posso parlarne troppo, ma mi sono divertito moltissimo nella seconda stagione. La scrittura è così buona. È così divertente. La seconda stagione è quella in cui possiamo davvero lasciarci andare ed esplorare Kirk. Non vedo l’ora che tutti la vedano”.
E a Cinemablend ha parlato di come Kirk e Spock interagiranno nella prossima stagione:
“Nella seconda stagione esploreremo maggiormente [la dinamica di Kirk e Spock]. Non posso entrare troppo nel merito. Quello che posso dire è che ora io e Ethan siamo davvero amici. È così divertente, e non so se sia inconscio, ma abbiamo davvero questa dinamica Kirk/Spock nella vita reale. È così divertente. Chiacchieriamo, usciamo, andiamo a cena, andiamo a bere qualcosa. Ci mandiamo messaggi in continuazione. Abbiamo sviluppato una sorta di rapporto naturale tra me e lui. Sullo schermo è molto più facile, perché possiamo essere noi stessi”.
E’ Ancora lo show di Pike… per ora
Portare Kirk in uno show che include già altri personaggi storici introduce l’idea che Strange New Worlds possa diventare una nuova versione di Star Trek. Wesley ha chiarito a Cinemablend che questo show è ancora incentrato su Pike:
In definitiva, nella seconda stagione, questo è ancora lo show di Pike. È Pike, Spock e Uhura. È l’Enterprise pre-Kirk. Tutto ciò che accade, Kirk fa parte di quella linea temporale. Solo che non è la serie di Kirk, semplicemente non lo è, ancora [ride].
E quando Variety gli ha chiesto se si aspetta di interpretare Kirk per molto tempo, l’attore ha esitato:
“Non posso rispondere. So che quando ho fatto la mia [prima] chiamata Zoom, perché avevo fatto [“The Vampire Diaries”] per un po’, mi hanno chiesto: “Che ne diresti di finire nello show per un po’?”. Erano cose di questo tipo. Ma alla fine, “Strange New Worlds” è prima dell’Enterprise che conosciamo, e penso davvero che questo show sia così. Kirk entra in scena e fa parte di quell’universo, ma questo è davvero lo show di Pike in termini di capitano”.
“In definitiva, non so quali siano i loro piani. Posso solo dire che mi piace molto far parte di questa storia, perché è un Kirk che non abbiamo mai visto. Questo è un Kirk più giovane. È prima che si sviluppasse completamente come uomo. So che ne abbiamo visto un po’ con Chris Pine nei film di J.J. Abrams, ma non faceva parte del canone originale. Questo è il Kirk con cui abbiamo a che fare [in “Strange New Worlds”]. Quindi, in ogni caso, non lo so davvero.”
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