Buongiorno a tutti, e ben ritrovati su questi schermi.
Per chi si fosse messo in ascolto soltanto ora, ribadiamo la notizia spettacolare: SIAMO TORNATI.
Ci sono stati il ritorno di Ringo, dello Jedi, di Mary Poppins e di Lassie, potevamo noi essere da meno? No, che non potevamo! E infatti siamo di nuovo qua: dopo due anni di vagabondaggi e vicissitudini varie, la StarCon Italia è tornata a Bellaria, la sua collocazione storica, granitica e inossidabile. Siamo tornati a casa!
E il tempo è stato clemente. Ha smesso di piovere. Un raggio di sole ha toccato di nuovo il Palacongressi di Bellaria, così come la StarCon è essa stessa un raggio di sole che squarcia le nubi delle nostre grigie esistenze per rendere le nostre più allegre, riscaldandole con il calore dell’amicizia e del gioco, in questa primavera radiosa. E gli uccellini cinguettano sugli alberi freschi di rugiada, le farfalle battono le ali e gli unicorni rosa galoppano leggiadri mentre i fiumi di lattemiele scorrono…
Scusate, devo smetterla di impasticcarmi prima di scrivere questi resoconti.
Dicevo, la StarCon si è aperta giovedì secondo l’ormai consueta liturgia consolidata e collaudata, sempre la stessa da oltre vent’anni, che va ben oltre questo secolo e che si tramanda sin dai tempi degli antichi caldei (gli scopritori dell’acqua calda). Marco Pesaresi ha presentato sul palco i responsabili dei club che animano la StarCon, i quali hanno a loro volta annunciato il loro programma, e come ogni anno, in una magia che si ripete, si è dato inizio alle danze. La convention è iniziata, e noi vi facciamo parte. La viviamo e la respiriamo. Insomma, partecipiamo.
Il primo giorno, lo ricordiamo ai più giovani, è sempre un giorno “di riscaldamento” (utile più che mai con il tempo che fa. Ah! Ah! Che bufo!), per avviare il motore, prendere velocità e immergersi nell’armosfera della StarCon. Abbiamo quindi avuto proiezioni varie, giochi e conferenze, una delle quali tenuta proprio da chi vi scrive in questo momento, e che così giustifica il suo passi da conferenziere che porta orgogliosamente sul bavero della giacca e la sua foto sulla locandina tra gli ospiti. E poi ancora giochi e proiezioni, proiezioni e giochi. E ancora quiz, nonché quoz e quaz, tutto all’insegna del divertimento per noi nerd. Altro che sesso, droga e rock’n’roll. Diciamolo una buona volta: la droga e il rock’n’roll sono superati, non interessano più a nessuno, vuoi mettere i bomboloni sui divanetti dell’albergo?
Ecco, qui tocchiamo purtroppo una nota dolente: i bomboloni. Il sogno delle nostre vite, la brezza d’aria fresca che ci da la carica per affrontare le giornate, l’origine della nostra Forza (altro che midichlorian) che ci permea tutti quanti e tiene unita tutta la galassia.
I bomboloni non c’erano: o meglio, non li vendevano a vassoiate. Insomma, la nostra storica pasticceria adesso ne vende solo uno a cliente (rigorosamente per uso personale, insomma, altrimenti è spaccio); niente vassoi, se non su ordinazione effettuata con anticipo.
Ma questa sera ci rifaremo. Li ordineremo, perdinci e poi perbacco! Non possiamo darci così per vinti. Abbiamo perso una battaglia, ma vinceremo la guerra. I bomboloni saranno nostri. All’attacco, miei prodi!
O bomboloni o morte! (non la nostra, eh!)
Carlo Recagno
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