STARCON REPORT – Sabato
Buongiorno a tutti, e buona domenica. La Starcon purtroppo volge al termine, è l’ultimo giorno della nostra convention, ma non è ancora tempo di farci prendere dalla malinconia. Quel tempo verrà esattamente domani, lunedì, quando saremo rientrati a casa e proveremo tutti un grande vuoto dentro, come se avessimo lasciato il cuore da qualche parte; e ci prenderà la famigerata SDPS, Sindrome Depressiva Post-Starcon. Ma oggi è oggi, e domani è domani. E adesso che ci penso, questo significa anche che ieri era ieri. Già, ieri. Sabato. Cos’è successo sabato? Come diceva Massimo Boldi, “sta attento che adesso te lo dico”.
Sabato. Il giorno più lungo, e non sto parlando dello sbarco in Normandia. Una giornata straricca di eventi, per la nostra convention.
Quattro ospiti di calibro. Più una, ma questo più avanti.
Abbiamo conosciuto il nostro secondo Dottore. Che poi in realtà era il sesto, solo che per noi era il secondo, dopo la visita di Sylvester McCoy l’anno scorso, che è stato per noi il primo anche se in realtà era il settimo. Tutto chiaro, no? Insomma, abbiamo avuto Colin Baker, il sesto Dottore. Spiritoso, tranquillo e pacato, molto diverso dal suo predecessore (che, come ricorderete, schizzava da un lato all’altro del palco), ma comunque assolutamente british.
Per gli appassionati di Star Wars, invece, c’era Anthony Daniels, l’uomo dentro il droide C3-PO. In formissima malgrado l’età non più verde. Magro, tutto vestito di nero, ha dominato il palco sin dal primo istante, conquistando il pubblico, che non la smetteva di ridere.
Poi, l’ospite di Star Trek: Colm Meaney, l’ingegnere O’Brien di Star Trek: The Next Generation e di Deep Space Nine. Simpatico e assolutamente irlandese.
E poi il pezzo forte: Christopher Lloyd, che sebbene i trekker ricordino principalmente per aver intrerpretato il klingon Kruge in Star Trek III, rimarrà universalmente noto come il dottor Emmett Brown della trilogia di “Ritorno al Futuro”. Era naturalmente invecchiato, ma il volto era sempre quello di “Doc”, ed è stato molto disponibile verso il pubblico.
Finita la maratona di ospiti, alla sera si sono aperte le danze. Non letteralmente, eh, è solo un modo di dire. Parlo del momento “clou” della convention, la serata magica che incolla tutti alle poltroncine (più comode di quelle di Bellaria, devo dire): spettacolo, costumi e premiazioni, a cui ha assistito, in prima fila, anche il sindaco della città che da quest’anno ci ospita.
La sfilata dei costumi, un punto fisso dell’universo sin da prima che ci fosse la Starcon, ancora quando esisteva solo la Sticcon. Non una gara di cosplay (anche se noi c’eravamo da prima, ma molto prima che venisse coniato il termine), bensì un evento in cui da sempre la simpatia conta più di tutto, e per partecipare è sufficiente non prendersi sul serio. E quest’anno, chi lo sa?, sarà stata la nuova location che ha ispirato le persone, ma abbiamo avuto la partecipazione più alta di sempre.
Abbiamo visto cose che voi umani non potreste neanche immaginare: vulcaniane napoletane in abito da sera, klingon che ballano al ritmo di Rovazzi, nuclei a curvatura che fanno le scale, conigli che non erano in tasca ma che eravamo contenti di vedere, ragazzi vestiti da personaggi Lego (praticamente, la Next Generation dello Stic vestiti da…Next Generation); e ancora: Dalek, cavalieri Jedi, sulibani, streghe malefiche e…il più giovane Darth Vader che mai ci sia stato dato di vedere (e già molto bravo in quanto a interpretazione).
Una serata memorabile, che resterà scolpita negli anni, nei decenni, nei trentenni, nei quarantenni (che non sono una squadra di calcio). Fantasia, inventiva, e tanto humour da parte di gente di ogni età che non ha perso la voglia di giocare e di prendersi in giro.
La serata è stata memorabile anche per l’intervento fuori programma della bellissima e simpaticissima Chase Masterson. Non me ne vogliano gli altri ospiti, ma Chase ha qualcosa che loro non hanno: e no, non mi riferivo a quello che state pensando voi (e che, per dire la verità, ho pensato anch’io), ma alla grande verve di questa ragazza (di origini italiane, oltretutto) che è stata di nuovo in nostra compagnia nel “Dopofestival” sui divanetti dell’Hotel Excelsior, in mezzo ai bomboloni alla crema (che il correttore automatico insiste a voler cambiare il “bombolini”, ma ho vinto io, porco il mondo che c’ho sotto i piedi) e ai vini.
E’ stata anche, come sapete la serata delle premiazioni. Prima di tutto, la targa “Alberto Lisiero”, intitolata al presidente dello Stic (e soprattutto grande amico) prematuramente scomparso pochi anni fa, che quest’anno è stata assegnato alla scrittore Charles Stross, ospite alla Italcon. la convention che quest’anno ha avuto una sua sede separata.
E poi i Premi Italia. Potete leggere l’elenco completo dei vincitori a questo link:
http://www.fantascienza.com/22512/premio-italia-2017-tutti-i-vincitori
qui è sufficiente dire che, con viva e vibrante soddisfazione, lo Stic porta a casa un discreto numero di premi.
La nostra Gabriella Cordone Lisiero ha vinto infatti la targa come miglior curatore, per l’Inside Star Trek Magazine. Stefania Bronzoni, invece, ha avuto il premio come miglior traduttore, e Ultimo Avamposto quello per la migliore collana (nella fattispecie la serie a fumetti Star Trek Continues). Il nostro Claudio Sonego è stato votato per il miglior racconto amatoriale, e il dottor Francesco Spadaro (che qualcuno conosce anche con il curioso nomignolo “Il Navarca”) ha vinto il premio per il miglior articolo amatoriale (pubblicato sulla rivista Fondazione).
Tutti soddisfatti, che a serata conclusa hanno brindato a vino e bomboloni; che sono la nostra unica vera droga: noi ci sfondiamo con il prosecco, e per noi non esiste il LSD, ma solo il LDS, lambrusco di Sorbara. Che volete farci, noi siamo un po’ demode’. Cosa potete aspettarvi da gente oltre la quarantina che pratica come sport estremo il binge watching e che fanno gli scemi vestendosi con pigiamini colorati?
Siamo così
Fortemente scombinati
Sempre più emozionati, stralunati
Ma potrai trovarci ancora qui
Nelle sere di Chianciano
Con un bicchiere in mano, che c’è di strano?
E ti diremo ancora un altro:
“passami il bombolone”.
Carlo Recagno
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