UN TOCCO DI VERDE |
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Ci fu una secca esplosione e il tappo volò nell’aria liberando lo champagne d’annata dalla bottiglia. Un brindisi generale e un coro di voci esclamanti “Buon Anno!” riempirono il salone. Dal soffitto una nuvola di stelle filanti e coriandoli inondò i presenti. Il benvenuto all’anno 1969 era ufficiale. Ci fu uno scambio festoso di auguri e il tintinnio dei bicchieri vi fece eco. - Non capisco comandante – esordì Data quando Riker si avvicinò a lui per stringergli la mano augurandogli un Felice Anno; - Cosa non capisce Data? – chiese Riker sovrastando con la voce il frastuono della festa; anche il volume della voce di Data si fece più alto – Non capisco tutta questa esaltazione per un semplice passaggio temporale dalle 23.59 alle 00.01. Inoltre il conteggio degli anni solari è stato sostituito dall’attuale cont… - Riker non gli permise di terminare la frase - Andiamo Data, è una rievocazione storica, una maniera originale di trascorrere una serata. Ho chiesto al ponte Ologrammi di ricostruire l’atmosfera di un Capodanno Terrestre nella vecchia America e precisamente il Capodanno del 1969, l’anno in cui l’uomo metterà per la prima volta piede sulla Luna o almeno così si credette… - strizzò l’occhio a Data e continuò – Il programma spaziale aveva fatto un balzo in avanti e il futuro prometteva grandi conquiste, le è più chiaro ora?- sorrise e bevve un sorso di vino guardando i presenti che festeggiavano indossando cappellini colorati. - Ah, ho capito – rispose Data mentre il suo cervello positronico selezionava una spiegazione logica a tutta quella faccenda - è sostanzialmente un modo conviviale di esaltare l’evento, commemorare un traguardo evolutivo, una promessa tecnologica, la… - - Si, sì Data – lo interruppe nuovamente Riker dandogli una pacca accondiscendente sulla spalla – adesso cerchi di divertirsi ok? – e prendendo una trombetta di carta da un tavolo accanto gliela ficcò in bocca – ecco soffi – e si allontanò nella folla lasciando Data interdetto mentre osservava la strisciolina di carta allungarsi con un rumore stridulo. La festa procedeva e molti ballavano al suono dell’orchestra che il ponte ologrammi aveva ricreato cercando negli archivi i brani dell’epoca. All’ improvviso uno scossone. La sala oscillò e molti si ritrovarono scaraventati a terra. Ci volle qualche istante, immersi com’erano nei festeggiamenti, perché realizzassero che l’urto era stato diretto all’intera nave e non solo a all’ambiente in cui si trovavano. Suonò l’allarme rosso. - Cosa diavolo… – esclamò Riker mentre si rialzava massaggiandosi il gomito che aveva sbattuto nella caduta - …tutti ai propri posti! - gridò dirigendosi al turboascensore dove Data già lo attendeva - Plancia! - ordinò. Dopo pochi attimi Riker e Data entravano nella sala di comando dove gli ufficiali di turno in quel momento erano freneticamente alla ricerca della causa dell’impatto. Data si sedette alla sua postazione e le dita scivolarono veloci sulla consolle. - Data, rapporto – ordinò Riker che, in piedi al suo fianco, fissava lo schermo buio. - Comandante, sembra che l’urto sia stato causato da un’anomalia spazio-temporale di cui però non ho ancora tutti i parametri. – rispose - Danni? – - Allo scafo nulla di rilevante e tra l’equipaggio solo qualche ferito lieve - - Perchè lo schermo non mostra nulla? – - Sto cercando la causa, il computer sta ricalcolando le lunghezze d’onda… - Data improvvisamente fece una pausa mentre fissava i dati elaborati dal computer.. - Cosa c’è Data? – chiese con impazienza Riker. - I dati mostrano che ci troviamo in un altro universo comandante – rispose - il computer rileva che l’Enterprise è stata sbalzata anni luce dalla posizione precedente – - Intende un altro quadrante? – chiese Riker speranzoso pur consapevole che l’affermazione di Data era difficilmente ritrattabile. - No Comandante, ci troviamo in un altro universo – ribadì Data mentre ripeteva l’analisi - e i parametri lo identificano come quello dello Specchio – le ultime tre parole le pronunciò più lentamente consapevole della mano di Riker che stringeva sempre più lo schienale della sua poltrona. Riker trasse un profondo respiro e andò a sedersi sulla poltrona di comando. - Com’è potuto accadere Data! – sbottò dopo qualche istante - Visti i precedenti incidenti avremmo dovuto essere preparati ad evitare questo genere di situazione, il computer avrebbe dovuto preavvisare, i parametri… - strinse il pugno – ne è proprio certo Data? – chiese nuovamente. Data si accinse a ripetere i calcoli certo che l’esito sarebbe stato identico al precedente ma consapevole anche che quell’ulteriore verifica era necessaria al suo interlocutore, quale essere umano, per prendere definitivamente atto della situazione in cui l’Enterprise si trovava. - Si Comandante – confermò quasi immediatamente – e tra qualche istante dovremmo riavere lo schermo operativo - Infatti, dopo qualche iniziale disturbo visivo, lo schermo della plancia mostrò l’immagine dello spazio a quanto pareva in quel momento vuoto e silenzioso. - Va bene Data – Riker si raddrizzò sulla poltrona – vediamo di uscirne alla svelta. Calcoli una rotta di rien… – non ebbe il tempo di terminare la frase che un’immagine comparve sullo schermo. - Maledizione –sibilò tra i denti mentre serrava la mascella – Data? – - Si Comandante, abbiamo un oggetto sullo schermo… – le dita analizzavano rapide la situazione sui comandi - …un vascello - concluse. Riker continuò a fissare lo schermo sperando che l’immagine svanisse. - …un vascello della Federazione… - continuò Data. - Della Federazione? Con un dispositivo d’occultamento? – esclamò Riker. - Ricorda Comandante? In questo universo le cose sono leggermente diverse – continuò Data, gli occhi impegnati sui dati alla consolle – qui, non esiste la nostra Federazione – analizzò altri parametri – qui è l’Impero Terrestre la nostra immagine speculare e… stanno caricando le armi – terminò girandosi verso Riker. Il Comandante aveva la bocca serrata e lo sguardo fisso sul vascello pronto all’attacco. Lo ricordava anche lui, avendo letto i diari di bordo del Capitano Kirk, che le cose non erano leggermente bensì nettamente diverse. - Alzi gli scudi Data! – esclamò, sapeva già quale sarebbe stata la loro prossima mossa. - Scudi alzati signore – confermò Data - aprono il fuoco! – - Già, lo supponevo – disse Riker un istante prima che l’Enterprise venisse colpita. - Comandante, scudi al 30 per cento – lo informò Data - i sensori rilevano una potenza d’armi superiore allo standard di quello che sembrerebbe un vascello… – fece una pausa – …di classe Sovereign? – terminò simulando perfettamente una reazione di stupore a quella recente scoperta. - Non ne sono per nulla sorpreso – Riker si mosse sulla poltrona – in questo universo ogni tipo di vascello è votato al combattimento, si sacrificano volentieri strumentazioni scientifiche per incrementare le potenze di armi e scudi, qui vige la legge della giungla. – concluse. - Giungla? – gli fece eco Data - Ora non c’è tempo per certi chiarimenti Data, piuttosto cerchi un modo per andarcene e in fretta prima che… - non ebbe il tempo di terminare l’ordine che un’altra bordata colpì più violentemente la nave facendo abbassare gli scudi del 70 per cento. Gli ufficiali in plancia si aggrapparono alle strumentazioni per non cadere. - Situazione Data – Riker non voleva ancora contrattaccare. - Lievi danni strutturali – sentenziò l’ufficiale - e… ci stanno contattando Signore – - Tipico, prima attaccano e poi cercano di aprire un dialogo – un sorriso amaro gli sfiorò le labbra per un istante – li ignori Data. Calcoli una rot… – non ebbe il tempo di finire la frase che un’ultima bordata trapassò gli scudi e andò a colpire una delle gondole, l’Enterprise si inclinò per un istante. - Dannazione! – Riker battè un pugno sul bracciolo della poltrona. – Data, che danni abbiamo riportato? – - La gondola di destra ha riportato danni di media entità, non siamo in grado di muoverci. Ci stanno contattando di nuovo – - Apra un canale – disse rassegnato Riker. - Comandante la Prima Direttiva…. – - Non abbiamo altra scelta ora, o li ascoltiamo o diventiamo polvere spaziale, apra un canale – ordinò. E si alzò dalla poltrona preparandosi alle trattative.
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Lo schermo sembrava dare problemi di colorazione. Pareva trasmettere un’immagine apparentemente monocromatica. L'intero ambiente era pervaso da un‘aura verde. Ogni postazione emanava un bagliore smeraldo che incontrava il color salvia delle pareti amalgamandosi ad esso. Difficilmente si sarebbe definita una plancia, con quei tappeti che morbidamente ricoprivano il pavimento e le poltrone drappeggiate di velluto. Le luci creavano un alone soffuso. Un’atmosfera intima e pacifica ingannava l’osservatore dando l’idea che le decisioni più importanti nella sezione di comando di quella nave fossero la scelta della miglior fragranza di tè da offrire al nemico piuttosto che la maniera più breve di distruggerlo. Anche l’abbigliamento degli ufficiali presenti in quel momento, anch’esso nei toni del verde, era alquanto insolito. Non erano vere e proprie uniformi, piuttosto una loro interpretazione. Le gambe accavallate dell’addetta alle comunicazioni erano largamente scoperte tra la corta gonna e gli stivali al ginocchio e non sembrava avere difficoltà, nonostante le unghie laccate e lunghissime, a gestire i comandi. Una chioma di capelli azzurri fluttuava mentre passava dall’analisi di un sensore all’altro. Lo sguardo di Riker scorse da lei all’ufficiale che le era accanto i cui lunghi capelli scuri terminavano sul profilo dei pantaloni a vita bassa che lasciavano un largo tratto di schiena scoperta prima che la corta canotta la rivestisse. Intravide tre luminosi diamanti incastonati lungo la spina dorsale e quando si girò un istante verso di lui Riker potè notare un sottile impianto borg che partiva da dietro l’orecchio e, bordando l’attaccatura dei capelli, terminava in un elegante apostrofo nella tempia opposta. Altri ufficiali dalle divise liberamente adattate erano impegnati nelle loro mansioni ma i loro movimenti, sebbene di notevole precisione erano al contempo morbidi e misurati. Un altro inganno per l’osservatore pensò tra sé e sé Riker. Constatò anche che tutto il personale presente era femminile. In una poltrona, posta al centro della plancia, sedeva quella che doveva essere al comando del vascello, una donna dai lunghi capelli rosso fiamma che teneva in braccio accarezzandolo pigramente un cucciolo di Targ. Le unghie della donna, tinte di verde cangiante, gareggiavano in lunghezza con gli artigli dell’animale. La sua divisa, una casacca color muschio, comprendeva una generosa scollatura e si univa a morbidi pantaloni della stessa tinta che lasciavano a mala pena intravedere la punta delle calzature. La donna alzò la testa per un istante e lo osservò con penetranti occhi verdi, dopodichè tornò a rivolgere l’attenzione al targ, evidentemente per lei di maggior interesse. In piedi, accanto a lei, quella che doveva essere il primo ufficiale. Lo sguardo neutro e i capelli raccolti in cima alla testa che scoprivano le orecchie appuntite, rivelavano una probabile origine vulcaniana. La sua postura era professionale ma non rigida e un corto abito color menta ne seguiva morbidamente la figura. Riker si rese conto di essersi trattenuto troppo a lungo nell’osservazione della scena che gli si presentava e decise di rompere il silenzio: - Sono il comandante Riker della U.S.S. Enterprise. Per un’anomalia spazio-temporale inaspettata ci siamo ritrovati nel vostro universo e stavamo cercando la via del ritorno quando ci avete colpito senza alcun motivo… – fece una pausa senza che nessuno dall’altra parte desse segni di voler replicare – …ma non abbiamo intenzione di contrattaccare né di recarvi alcun danno. – a quell’ ultima affermazione un angolo della bocca della donna seduta, che non distolse lo sguardo dal targ, si sollevò in una piega beffarda. L’ufficiale accanto a lei prese la parola: - Sono il comandante T’Rial, Attachè dell’Ammiraglio Nymeria Stark – indicò con un breve cenno la donna dai capelli rossi - della nave Imperiale I.S.S. Godzilla e non nutriamo alcun dubbio riguardo il non causarci danni – disse in tono pacato – abbiamo sondato le vostre ehm… – schiarì la voce – …armi – dichiarò. Contemporaneamente uno degli ufficiali in piedi alle sue spalle, la cui divisa lottava per contenerla decentemente, si voltò verso lo schermo e rivolgendogli uno sguardo divertito, li salutò con un cenno della mano. Riker accusò il colpo. - In quanto alla presenza involontaria nel nostro Universo – proseguì l’Attachè – abbiamo qualche dubbio in proposito. Non sarebbe la prima volta che tentate di interferire per qualche nobile causa – la parola nobile era stata sottolineata con ironia. – Ma – e Riker temette quel ma – questa situazione si rivolge a nostro vantaggio. - Riker sollevò un sopracciglio. L'ammiraglio continuava ad accarezzare il cucciolo che ora affondava gli artigli sul suo braccio lasciandola impassibile. - Comandante Riker - continuò T’Rial - sappiamo che conosce questo Universo perchè alcuni vostri predecessori ne avevano già rilevato l'esistenza ed è tutto riportato nei nostri Diari di bordo. - Riker non replicò. - Di conseguenza sapete che non abbiamo scrupoli ad eliminare chi ci è d’intralcio o a garantirci ciò che più ci aggrada, - Riker rimase ancora impassibile – tuttavia – proseguì - anche in questo Universo esistono delle eccezioni, ovvero circostanze in cui le regole vanno rispettate - Riker non potè reprimere uno sguardo stupito - e questa è una di quelle. - continuò l'Attachè ignorando la sua reazione. Riker ora era più incuriosito che preoccupato. - C’è qualcosa che lei può fare per noi. In cambio vi lasceremo ritornare incolumi alle vostre faccende – - Noi stavamo tentando di rientrare nel nostro universo – ribadì Riker seccato. - Va bene, come vuole, tornerete incolumi al vostro universo – lo assecondò – se accetterà il compito – - Dovrei saperne di più per dare il mio consenso - - Per ora possiamo solo dirle che si tratta di compiere una missione che è per l’Ammiraglio d’estrema importanza. Avrà maggiori dettagli quando la teletrasporteremo a bordo. Ma non abbia timore, tutto si svolgerà in maniera breve e indolore – sebbene vulcaniana c’era una nota di delusione in quell’ultimo aggettivo. Riker respirò profondamente mentre fissava gli occhi scuri di T’Rial. L’Ammiraglio aveva l’aria annoiata mentre continuava ad accarezzare il suo cucciolo. - Stiamo attendendo la risposta Comandante – sottolineò l’Attachè. La mente di Riker era in subbuglio. Se avesse accettato avrebbe influito nel corso degli eventi di un altro universo e se avesse rifiutato… avrebbe avuto solamente il tempo per sillabare la sua opposizione che lui e le persone a bordo dell’Enterprise sarebbero divenuti immediatamente parte della polvere spaziale che aleggiava intorno alla nave, compromettendo così anche la stabilità strutturale dell'altro universo. Qualunque decisione avesse preso sarebbe comunque stata quella sbagliata. Decise per il male minore. - D’accordo. – rispose. - Molto bene Comandante, tra un’ora esatta la teletrasporteremo a bordo per definire tutti i dettagli del suo incarico. Non potrà farsi accompagnare da nessuno. La questione è strettamente riservata e nessun altro è richiesto tranne lei. - L’ addetta alle comunicazioni dai capelli turchini si girò per un istante e mandandogli un bacio con la mano, chiuse con l’altra la trasmissione a conferma del fatto che per l’Attachè non c’era altro da discutere. - Un’ equipaggio alquanto – Data cercò la giusta definizione - inconsueto – concluse voltandosi verso Riker. - Maledizione Data! – esclamò risedendosi pesantemente sulla poltrona - non avevo scelta. - Concordo Comandante. E’ stata la decisione più logica che potesse prendere. – - E’ frustrante dover cedere all’evidente capriccio di una donna – confessò Riker. Solo per una frazione di secondo la sua coscienza gli ricordò quante altre volte era stato vittima del fascino femminile ma la circostanza non era paragonabile. - Signore? – Data avrebbe voluto essere in grado di confortarlo. - Mi auguro che non abbiano mentito e che al termine di questa cosiddetta missione ci lascino rientrare nel nostro universo – disse Riker mentre tamburellava le dita sulla coscia. - Stando ai rapporti del capitano Kirk, la sincerità non fa parte del bagaglio culturale di questo mondo, quindi faccia molta attenzione. Noi la terremo costantemente sotto controllo. - - E pensa che glielo permetteranno? – lo interrogò ironicamente. Data non rispose. - Come procedono le riparazioni – s’informò subito dopo Riker per distoglierlo da quella riflessione. - Torneremo operativi nel tempo stabilito di tre ore. - aggiunse Data ritornando con lo sguardo alla consolle poi si voltò nuovamente verso Riker - Comandante, possiamo cercare di guadagnare tempo e appena concluse le riparazioni rientrare nel nostro universo, ho già le coordinate di un’anomalia spazio temporale e sono in grado di riprodurre gli stessi parametri del momento in cui siamo stati sbalzati qui, posso… - - Data - lo interruppe Riker - non ammetteranno un mio ritardo, ovunque io mi trovi all'ora stabilita verrò teletrasportato sulla loro nave e poi - aggiunse con un mesto sorriso - credo abbiano le potenzialità per rintracciarci e distruggerci in breve tempo – il sorriso si spense. Dopo qualche istante di silenzio puntò le mani sui braccioli della poltrona, alzarsi non gli era mai stato così difficile. Sembrava che un peso gli gravasse sulle spalle e aumentasse il suo sforzo. - Data nella prossima ora mi troverà nei miei alloggi. Voglio riposare un pò prima di partire – entrò nel turboascensore. Data lo fissò in silenzio mentre la porta si richiudeva.
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Un’ora dopo Riker si dirigeva alla sala teletrasporto. Preferiva trovarsi in un luogo adeguato al trasbordo. Ogni tanto si massaggiava il gomito che aveva sbattuto durante l’urto con l’anomalia spaziale e che ora si faceva risentire. Avrebbe dovuto farselo controllare ma la sua mente aveva impiegato quell’intervallo di tempo per cercare un modo di evitare quella missione senza trovare una via d’uscita. Entrò e senza esitazione si posizionò su una delle pedane. Ebbe solo il momento di rivolgere un cenno di saluto all’ufficiale di fronte a lui che sentì il suo corpo smaterializzarsi. Non c’era che dire, erano puntuali. Si rimaterializzò in una piccola saletta dove lo attendevano due ufficiali. Di fronte a lui un’addetta al teletrasporto lo accolse con un malizioso sorriso mentre stabilizzava gli ultimi parametri. La sua uniforme era una corta canotta e pantaloni a vita bassa come l’ufficiale borg in plancia ma il suo viso, i suoi capelli biondo cenere e il corpo, ove scoperto, erano interamente ricoperti di polvere luccicante e ad ogni suo movimento minuscoli frammenti d’argento cadevano a suoi piedi. Un lungo bracciale d’oro scendeva a spirale dalla cima della spalla lungo tutto il braccio sinistro. - Un ornamento notevole – considerò sottovoce Riker. La donna notò il suo interesse, il sorriso si spense e guardandolo freddamente richiuse due dita verso il palmo della mano facendo scattare una lama che uscì dal bracciale all’altezza del polso. Riker, colto alla sprovvista da quella reazione, spostò subito lo sguardo sull’altro ufficiale presente la cui minuta corporatura era fasciata da un lungo abito verde mare che scopriva una spalla e ricadeva morbidamente lungo i fianchi. Riker compiaciuto soffermò a lungo lo sguardo su di lei ma quando risalì al viso della donna si ritrovò a fissare due occhi azzurri che lo osservavano perplessi. La fronte era solcata di lievi creste ondulate. Riker non potè fare a meno di sorriderle. - Grazie Comandante, anche io la trovo ehm… - l’ufficiale sembrò esitare - …appetitoso?- terminò inclinando leggermente la testa. Riker arrossì colto di sorpresa - eppure quelle creste – riflettè. - Sì comandante – lo anticipò lei - mio padre era Klingon ma mia madre è Betazoide – e senza attendere altre domande verbali si accinse ad uscire dalla sala teletrasporto facendogli cenno di seguirla. Camminando rispettosamente alle sue spalle, Riker si costrinse a distogliere lo sguardo dai fianchi che ondeggiavano davanti a lui per non rischiare che i suoi pensieri lo tradissero ancora così palesemente. Durante il percorso constatò che anche i corridoi erano interamente dipinti di verde. La base era una tonalità tenue che ogni tanto si mescolava ad una più intensa e poi ad un’altra di più cupa gradazione quasi a ricreare un interminabile dipinto astratto per tutta la loro lunghezza. A volte la pittura sembrava colare dalle pareti al pavimento, altre volte sembrava far comparire fasci di serpenti sottili che risalivano verso il soffitto e giravano le loro teste triangolari fissandolo con occhi vitrei. Spesso la tintura assumeva l’aspetto di un acido corrosivo così come gli sguardi degli ufficiali che incrociava. Le loro occhiate erano di sfida e disprezzo allo stesso tempo. Qualcuno gli sorrideva con intenzione ma era più uno scoprire i denti che un segno d’apprezzamento. Guardavano anche la donna che lo accompagnava e in quel caso lo sguardo era colmo d’invidia, nessuna però sosteneva a lungo il suo sguardo sicuramente per timore che leggesse il loro pensiero. Finora aveva incrociato solo ufficiali femminili. A quanto pareva tutto l'equipaggio era composto di sole donne. Notò nuovamente la libera interpretazione delle divise che a volte a malapena bastavano a coprire il necessario. Le armi però erano sempre ben visibili. Mentre in silenzio continuavano il cammino Riker si portò nuovamente la mano al gomito sentendo una lieve fitta di dolore. La sua guida si voltò percependolo – E’ ferito comandante? Vorrebbe che qualcuno del nostro settore medico la visitasse? – il suo sguardo sembrava sinceramente interessato al suo stato di salute ma il motivo doveva essere sicuramente quello di essere pienamente in grado di servire al loro scopo, qualunque esso fosse. – Se crede siamo proprio accanto all’infermeria – continuò l’ufficiale e a conferma di ciò si avvicinò alla porta che distava pochi passi da loro e che si aprì all’istante. Riker guardò all’interno e considerò che per essere una postazione medica sembrava piuttosto spoglia. La stanza era piccola. Un lettino con in cima un monitor per la verifica delle funzioni vitali era poggiato alla parete di sinistra. Dalla parte opposta diversi ripiani esponevano varie strumentazioni e numerose bath’let –bath’let? – ripetè mentalmente Riker. Ancora perplesso vide all’interno, distesa sul lettino con la testa appoggiata ad una mano, colei che doveva essere l’attuale medico di bordo che osservava indifferente una delle bath’let scendere da un ripiano, apparentemente mossa da una forza invisibile. Un sorriso maligno le sollevò gli angoli della bocca. I capelli biondi ondeggiarono mentre scuoteva il capo dopodichè aggrottando le creste della fronte disse: - Non vorrai sfidarmi un’altra volta vero K’ El? Solo perché non ti vedo non significa che non possa rinchiuderti come l’ultima volta in un barattolo – E con un movimento rapido scese dal lettino per afferrare a sua volta una delle armi. Riker indietreggiò e rivolgendosi alla sua accompagnatrice scosse la testa in un diniego rispondendo alla domanda di poco prima. All’improvviso il gomito non gli faceva più male. La donna fece spallucce e riprese a camminare. Dopo aver percorso quello che gli sembrò l’intero perimetro della nave si fermarono accanto ad un’altra porta. La sua accompagnatrice vi si mise a lato e gli fece cenno di entrare. Lui la fissò per un attimo e lei assunse un’espressione dubbiosa. - Sì, come consigliere dovrei cercare di… chiarire alcune sue perplessità ma come klingon… - lo guardò intensamente – naaa – esordì alla fine e voltandosi se ne andò lasciandolo interdetto. Entrò quindi, da solo. Si ritrovò subito ad appoggiarsi disorientato alla porta che si era richiusa alle sue spalle. Nella sua mente vide se stesso che si stropicciava gli occhi come un bambino, nella realtà battè ripetutamente le palpebre. Quella che gli si presentava davanti era una sala di un lusso strabiliante e di lunghezza notevole. La parete alla sua destra era ornata da imponenti quadri dalle pesanti cornici dorate. Notò tre lampadari a gocce di cristallo verde che pendevano ad egual distanza lunga la linea centrale del soffitto emanando una luce evanescente. Il pavimento era cosparso per tutta la sua lunghezza di tappeti dalla trama verde smeraldo e oro e con orrore gli parve di intravederne, verso il fondo, uno con degli enormi pois rosa. Scosse la testa chiudendo gli occhi per un attimo. Li riaprì riportando nuovamente l’attenzione alle pareti. Erano dipinte di un verde ancora più tenue rispetto ai corridoi e quella di sinistra era interrotta regolarmente da una fila di oblò dal bordo dorato che lasciavano intravedere le stelle circostanti. Osservandole meglio si rese conto che si stavano già muovendo, lui e l’Enterprise ora erano in balia di loro stessi. Addossata alla parete di fondo, rialzata da una pedana, notò una poltrona dall’aspetto regale. Si obbligò ad avanzare nella stanza. Camminando lentamente, osservò i quadri appesi alla sua destra. Ognuno di essi ritraeva una figura di donna, figure di comando senza alcun dubbio. Alcune tenevano sollevata vittoriosamente una coppa di preziosa finitura ma la maggior parte esibiva la sua arma, pronta ad attaccare, lo sguardo di sfida dipinto negli occhi. Raramente si somigliavano, segno eloquente che il potere non si tramandava di generazione in generazione, lo si guadagnava in altro modo. Continuò a camminare, lo sguardo che spesso si rivolgeva alle stelle, oltre gli oblò. In uno di quei momenti gli parve di cogliere un movimento al di fuori dei finestrini, come l'ondeggiare di una corda. Spalancò gli occhi per mettere meglio a fuoco ma non c'era nulla oltre quei vetri. Evidentemente tutto quel verde doveva aver influito sulla sua capacità visiva. Mentre si avvicinava alla poltrona posta dinanzi a lui, poté azzardare che si trattasse di una fedele riproduzione di una Luigi XV, epoca francese terrestre. L’unica differenza era il color salvia del velluto che rivestiva seduta e schienale. Era quasi giunto in fondo alla sala che il sibilo di una porta laterale poco più avanti, lo distolse da quelle riflessioni. Vide entrare l'Attachè seguita da un uomo, il primo che vedeva, che portava sotto il braccio un rotolo di stoffa anche questa verde. Quest’ultimo si fermò appena oltrepassata la soglia e si accinse a svolgere il cilindro che coprì la distanza dalla porta alla sedia. Appena ebbe terminato, l'Ammiraglio fece il suo ingresso percorrendo la corsia e nel silenzio più totale si sedette mentre l'Attachè prendeva posto in piedi accanto a lei. Riker si rese conto di dover richiudere la mascella che aveva fatto cadere per lo stupore. Trattenne a stento un sorriso divertito. Mancava solo il giullare di Corte, pensò fra se e se. L'ammiraglio lo fissò per un breve istante, lo stesso sguardo che aveva mostrato sul monitor in plancia, quieta sopportazione. Il targ però questa volta non c’era. Come la volta precedente fu T’Rial a parlare: - Comandante Riker, come le abbiamo accennato poco fa sappiamo benissimo che conoscete questo Universo. Il vostro Capitano Kirk ha già avuto modo di interferire – l’accusa nella sua affermazione era palese. Riker ascoltò senza mostrare alcuna reazione. - Sapete – continuò l’Attachè - che non abbiamo scrupoli per garantirci ciò che più ci aggrada - Riker tacque ancora, voleva avere ulteriori dettagli prima di controbattere – tuttavia – c’era una nota contrariata – come anticipato anche in questo Universo ci sono delle regole – sottolineò - che in alcuni casi vanno rispettate - un sopracciglio di Riker si sollevò instintivamente. - ...e questo è uno di quelli… – T’Rial ignorò la sua reazione. - Vede Comandante, avrà potuto notare come questa sia una nave in cui il lusso prevale – enfatizzò le sue parole con un largo gesto della mano - poiché oltre alla potenza di fuoco, nel nostro Universo viene dato particolare rilievo alla magnificenza e vince sempre il più forte, senza discriminazioni di sorta. L'equipaggio può essere composto da qualunque razza, sesso o essenza, l'importante è che ciò che si conquista lo si faccia con la forza o l'astuzia - lo fissò per un momento mentre l’Ammiraglio sembrava osservare annoiata le stelle che scorrevano al di fuori con il mento poggiato sul dorso della mano. - C'è però un ambito in cui il sesso femminile viene penalizzato ed è quello delle Aste clandestine - fece una pausa. Le spalle dell’ammiraglio si irrigidirono e rivolse uno sguardo seccato a Riker. - Ci serve quindi qualcuno di sesso maschile che agisca in nostra vece per aggiudicarci un oggetto a cui l’Ammiraglio tiene particolarmente – terminò l’Attachè. A questo punto Riker intervenne: - Sarei curioso di sapere perché non avete cercato questo portavoce nel vostro universo – disse – mi pare di aver intravisto delle figure maschili qui, su questa nave – lanciò un’occhiata all’uomo sulla porta. - Gli uomini presenti sulla Godzilla non sarebbero all’altezza di presenziare in pubblico e ancor meno di gestire una situazione autonomamente – rispose T’Rial - sarebbero facilmente smascherabili vista la loro inesperienza in veste di ufficiali – un chiaro riferimento a quale ruolo fossero assegnati. E accordarvi – l’uso di tale verbo parve azzardato anche a Riker mentre poneva un altro quesito - con qualche altro vascello magari promettendo una ricompensa? – aggiunse quell’ultimo particolare mentre Nymeria sembrava prestargli maggior attenzione. Fu proprio lei, raddrizzandosi sulla poltrona a controbattere con voce tagliente - Un Comandante di una nave nemica? Inconcepibile. I Comandanti di navi nel nostro Universo si distinguono per il loro opportunismo e la loro falsità. Appena ottenuto l’oggetto non si farebbero scrupolo di sottrarcelo depredando anche il nostro vascello – poi osservando Riker il tono dell’Ammiraglio divenne più conciliante - avevo pensato anche al suo corrispettivo qui Comandante ma, ahimè, una volta salito a bordo ha avuto la malaugurata idea di provare a convincermi a fare una sorta di accordo – un lampo di collera balenò negli occhi di Nymeria – e non mi piacciono gli uomini che tentano di manipolarmi – fissò Riker intensamente – aveva fatto male i suoi conti, non sono il tipo che cede alle lusinghe di un uomo. Per certe esigenze ho un ologramma di emergenza – aggiunse continuando a fissare Riker la cui mente immaginava le terribili torture a cui poteva essere stato sottoposto il Riker dello specchio. – L’ultima volta che l’ho visto, no, no, – si corresse subito Nymeria - che l’ho sentito urlare, doveva essere in una delle sale di tortura – sembrò cercare di ricordare e si rivolse all’Attachè – in quale era T’Rial?– - Nella numero 15 Ammiraglio – rispose T’Rial – ah si, la mia preferita – e sorrise malignamente. – Ma – riprese subito - si può sempre contare sulla rettitudine degli ufficiali del vostro universo. Quando date una parola per voi è una questione d’onore, fate di tutto per mantenerla – sembrava trovarlo assurdo - quindi vede comandante, la nostra scelta è in un certo senso stata obbligata. - Riker dovette riconoscere la logicità di tutto ciò e decise che era venuto il momento di porre le sue condizioni. - Ammiraglio, ora mi è più chiaro il perché della vostra decisione e intendo aiutarvi a concludere questa missione, – annunciò Riker – e, confido che, al termine della stessa, manteniate la promessa di lasciarmi tornare sull’Enterprise per far rientro nel nostro universo – sostenne lo sguardo di Nymeria. - Comandante – replicò Nymeria sorridendogli come si fa ad un bambino ribelle – avrà compreso che non mi faccio scrupolo di sfruttare gli esseri di sesso maschile per la mia esclusiva soddisfazione, – lo guardò divertita - se mi andasse potrei ordinare ad uno di questi sottoposti – indicò con un cenno del capo l’uomo che reggeva il tappeto – di “remare” a mano. Ma, per quanto strano le possa apparire, anche io ho un mio codice d’onore e mantengo la parola se il compito che affido viene svolto bene. Perciò, - fece una pausa facendo schioccare la lingua - se lei farà bene i compiti a casa, la lascerò libero di ritornare alla sua nave e al suo universo – e si aggiustò allo schienale della poltrona. – Dovrei sapere il titolo del tema – disse Riker usando lo stesso tono ironico. T’Rial che aveva assistito in rispettoso silenzio allo scambio verbale tra lui e l'Ammiraglio intervenì. - Comandante, tra dodici ore la Godzilla raggiungerà il pianeta Belarius. E’ un luogo che funge da centro di scambi commerciali clandestini - Riker non si stupì di quella sincera ammissione. Perchè avrebbe dovuto mentire su qualcosa che per loro era così naturale. - Si tengono -continuò l’Attachè – aste di oggetti di vario genere e provenienza. Tramite il nostro informatore siamo venuti a conoscenza della presenza di una pietra di enorme interesse per l’Ammiraglio e l’unica possibilità che abbiamo per aggiudicarcela è partecipare alla sua asta. - - Siete certe che riusciremo ad aggiudicarcela? Se il prezzo risultasse fuori dalla vostra portata? – Riker si rese conto dell’insensatezza della sua domanda nel momento in cui l’Ammiraglio scoppiò in una sonora risata. - Comandante, lei fa proprio al caso nostro. La sua ingenuità fa quasi tenerezza – questa volta il sorriso sembrava sincero – non è una questione di denaro – lo rassicurò - Lei è solo un fantoccio, pensi solo a puntare – e Nymeria ritornò divertita ad osservare le stelle. - Come funziona l’asta? – chiese allora Riker mascherando l’irritazione nella sua voce. - Non deve preoccuparsi – subentrò l’Attachè – le regole sono semplicissime, vi istruiranno nel momento in cui verrete registrati. A tal proposito – aggiunse - bisognerà pensare a crearle un’identità fasulla e anche il suo aspetto necessita di alcune modifiche. Servirà un travestimento perchè non attiri l'attenzione e sveli così la sua non appartenenza a questo Universo - - Ne sono consapevole - concordò Riker sperando ardentemente di non dover essere costretto ad indossare qualche abito succinto. - La accompagnerò personalmente a scegliere qualcosa di appropriato, se vuole seguirmi – e dopo il saluto di rito all’Ammiraglio scese dalla pedana e attese che Riker la raggiungesse alla porta. Riker si congedò con un lieve inchino della testa a Nymeria che gli rispose con un cenno sbrigativo delle dita poi uscì seguendo l’Attachè. T'Rial lo scortò lungo un altro interminabile corridoio sul cui lato destro sembrava comparire una scritta. Riker lo suppose perché, pur se stilizzata riconobbe i caratteri Klingon. Rallentò cercando di rispolverare la sua conoscenza di quella lingua ma non riusciva a decifrarne il significato. In quest’universo c’erano probabilmente delle varianti dialettali. T’Rial si accorse del suo interesse e fermandosi brevemente anticipò la sua domanda – significa “Le misure contano…” – Riker aggrottò la fronte – è il motto della nostra nave. – lui sembrò illuminarsi - Immagino si riferisca alla misure di comportamento adottate dal vostro equipaggio. – interpretò. T’Rial lo fissò per un momento alzando un sopracciglio – No – replicò - semplicemente le misure contano – accentuò il verbo. Poi si voltò riprendendo il cammino e Riker la seguì, senza commentare. Raggiunsero una porta e T’Rial si spostò da un lato invitandolo ad entrare – prego, il nostro addetto arriverà subito – Riker fece per entrare – Comandante, – lo trattenne T’Rial - Si? – si voltò Riker - l'Ammiraglio vorrebbe averla ospite a cena. - – Con piacere, immagino che non sia consueto che l’Ammiraglio ceni con degli ostaggi – la provocò Riker. - Più che altro il nostro Ammiraglio odia mangiare da sola. – rispose T’Rial per nulla disturbata dal suo tono – e poi… – aggiunse mentre si allontanava - …l’assaggiatore ufficiale è indisposto! – Riker non fu sicuro di aver capito.
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La stanza in cui l’aveva condotto T’Rial era lunga e stretta e all’apparenza completamente vuota. Sembrava di trovarsi in una camera di decontaminazione. Le pareti erano lisce e grigie, talmente lucide da rispecchiarsi a vicenda. Le luci erano puntate verso il centro creando una scia luminosa d’intensità maggiore, quasi una passerella e Riker pensò con timore di dover sfilare per l’Ammiraglio. Scacciò immediatamente quell’immagine e dopo qualche minuto d’attesa la porta da cui era entrato si riaprì ed entrò un uomo, il secondo finora che Riker avesse incontrato. Sembrava rivestire un ruolo di maggiore importanza rispetto a quello che si occupava di stendere la corsia ai piedi di Nymeria. Riker lo suppose per il suo abbigliamento e per come il suo incedere fosse disinvolto mentre gli si avvicinava. Era senza dubbio eccentrico in quel completo gessato verde scuro e le ghette ai piedi. Gli sarebbe bastato un cappello a tesa larga per apparire come un gangster nell’ America anni ’20 del XX secolo. L’uomo gli si avvicinò sfoderando un sorriso aperto e sincero. – Meno male – esordì – pensavo di avere molto più lavoro da sbrigare invece… - girò lentamente attorno a Riker puntandosi un dito contro il mento. – il materiale è ottimo – pensò ad alta voce - bel taglio di capelli – commentò - barba ben curata anche se il taglio è un po’ retrò, fisico notevole – l’ultimo apprezzamento fu accompagnato da uno sguardo ammirato. Riker non osava aprire bocca e tanto meno muoversi. Lo sconosciuto si fermò infine di fronte a lui e con un gesto teatrale del braccio esclamò – Computer, apri il guardaroba! – e immediatamente la lunga fila di pareti argentee alla loro destra scorsero verso il fondo della stanza rivelando una vasta campionatura di abiti di varia foggia e colore. Sempre fissandolo negli occhi l’uomo alzò nuovamente il braccio e comandò ancora – Computer, adesso scopri scarpe e accessori! – e la fila di pareti alla loro sinistra scomparve come la prima mettendo in mostra numerose paia di calzature e cappelli e d’ogni sorta. – Possiamo cominciare. – disse l’uomo ma un istante dopo, cogliendo lo sguardo sconcertato di Riker aggiunse – Le chiedo scusa, sono stato un vero maleducato - Gli si avvicinò per stringergli la mano e con voce vellutata disse – Mi presento, sono il designer di bordo, all’occorrenza stilista e consulente d’immagine – poi scoprì i denti in un luminoso sorriso - Riker ricambiò un po’ imbarazzato la stretta e lui aggiunse trattenendo la mano e avvicinandosi al suo orecchio quasi avesse timore di essere spiato – sa, se non ci fossi io in questa nave, sarebbero capaci di andarsene in giro nude! -. Riker deglutì imbarazzato ma non per il pensiero degli ufficiali in costume adamitico. Il sarto, lasciando finalmente libera la sua mano, si girò nuovamente verso gli articoli esposti – Mi permetta di consigliarla – e cominciò a scorrere con la punta delle dita i capi ordinatamente disposti. Si fermò accanto ad un primo completo e voltandosi verso Riker lo squadrò velocemente – Io la vedrei con una tinta forte, – Riker tremò mentalmente – ma forse anche un colore classico, – ammise il sarto – a volte la semplicità è quello che colpisce di più, concorda? – Riker annuì lentamente senza profferire parola, temeva qualunque scelta di quello che sembrava uno stilista stravagante. - Forse un verde palude o… verde foresta o… - fece una pausa mentre la sua mano si soffermava su un completo di un verde fluorescente che feriva lo sguardo e lo estrasse dal resto – …ecco! – e gli si avvicinò con il completo in mano. Il cuore di Riker mancò un battito e lui istintivamente fece un passo indietro. - Sì, ecco qualcosa che stupisce – disse il sarto improvvisato mentre gli appoggiava addosso la stoffa per vederne l’effetto. La porta in quel momento si aprì e mentre Riker era ancora impegnato a nascondere un’espressione disgustata, il sarto si allontanò da lui e si profuse in un ossequioso inchino verso le sue spalle reggendo ancora in mano il vestito. - Niente di eccessivo – tuonò l’Ammiraglio che era comparsa sulla soglia – dobbiamo passare inosservati, non sfilare per il circo – Il sarto ancora inchinato rispose – come ordinate Ammiraglio – e si rialzò solo dopo che ebbe la certezza che se ne fosse andata. - D’accordo. – sospirò rassegnato mentre riponeva l’abito – anche stavolta la mia creatività deve soccombere. Ecco, – afferrò bruscamente un completo verde muschio dal mucchio – banalità, banalità – mormorò e si riavvicinò a Riker lasciandosi sfuggire un sospiro deluso – su se lo infili, – lo sollecitò bruscamente e quando vide l’espressione perplessa di Riker aggiunse – non ho tutto il giorno e le modifiche devono essere fatte entro poche ore! – ma Riker sembrava ancora riluttante. – E va bene – sospirò avvicinandosi - vorrà dire che anche stavolta andremo con il metodo di misurazione tradizionale – Riker trattenne il fiato – Computer, prendigli le misure – e il sarto gli passò accanto uscendo dalla stanza – Riker rilasciò il fiato.
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Non era rimasto a lungo da solo nel guardaroba. Avevano mandato un’altra delle presenze maschili a bordo per condurlo a cenare con Nymeria. Mentre lo seguiva Riker notò che l’uomo, dal viso gioviale, indossava dei vestiti logori e fu colto da un’ondata di collera al pensiero di quali privazioni quell’individuo dovesse subire per i capricci dell’Ammiraglio. Quando giunsero a destinazione, notando il suo sguardo contrito, l’uomo lo guardò, e con un’espressione allegra lo rassicurò – Deve scusare il mio abbigliamento, sa da quando sono naufragato qui di solito sto rinchiuso in un armadio e non ho ancora avuto tempo di cambiarmi. – e andò via fischiettando lasciandolo a bocca aperta sulla porta della sala da pranzo. Riker voleva schiaffeggiarsi. Più passava del tempo a bordo di quella nave, più lo assaliva l’idea di stare vivendo un incubo. Sarebbe stato felice di scoprire che qualcuno gli aveva combinato uno scherzo, e che in realtà stava girando in tondo in un ponte ologrammi dal programma schizofrenico. Guardando furtivamente a destra e sinistra provò a pizzicarsi una guancia. Il dolore era reale. Sussurrò a bassa voce – Computer, fine programma! - ma nulla cambiò. Rassegnato raddrizzò le spalle e fece un passo verso la porta che scivolò lateralmente. Al suo ingresso lo accolsero altri due uomini. Uno dei due gli si avvicinò e lo interrogò con occhietti furbi – Lei dev’essere il misterioso ospite del nostro Ammiraglio, – disse e Riker annuì educatamente. L’uomo sorrise compiaciuto e lo condusse verso il tavolo apparecchiato al centro della sala continuando a voce bassa – se dovesse avere bisogno di informazioni sui membri di questo equipaggio, – guardò cautamente a destra e sinistra – non esiti a contattarmi. – e i suoi occhi brillarono vivacemente mentre gli scostava la sedia. Riker, oramai conscio di avere a che fare con personaggi bizzarri, gli sorrise impacciato – Grazie, lo terrò in considerazione – e l’uomo si allontanò soddisfatto andando a bisbigliare qualcosa all’orecchio dell’uomo che era rimasto fermo al suo posto ma che sembrò ignorarlo. Seduto accanto al posto di capotavola, ovviamente riservato a Nymeria, Riker attese l’arrivo della sua ospite guardandosi attorno. Riconobbe che l’accostamento, seppur esageratamente fastoso, era piacevole. Le luci erano come sempre soffuse e il sontuoso desco era ricoperto da un tessuto verde bordato di frange dorate. Le sedie vestivano un lucido raso smeraldo. Da un capo all’altro del tavolo un basso candelabro, dalla forma sinuosa che ricordava un serpente, sprigionava per tutta la sua lunghezza una brillante fiamma verde. I piatti di consistenza cristallina richiamavano il colore della tovaglia e si accostavano ai calici dalla trasparenza marina. Le posate erano di giada finemente cesellata con incisa, a caratteri d’oro, una N sull’impugnatura. Quattro enormi vasi neri posti agli angoli del tavolo erano guarniti da mazzi di rose verdi e oro e diffondevano nell’aria un piacevole aroma di menta e cannella. Di lì a poco la porta da cui era entrato si riaprì e Nymeria ancora in divisa fece il suo ingresso, da sola. L’uomo dagli occhietti furbi si precipitò a scostarle la sedia e attese. Riker si alzò rispettosamente in piedi mentre l’Ammiraglio prendeva posto. Nymeria rivolse un cenno all’uomo che si allontanò e scomparve dietro una porta laterale. Riker si sentì in dovere di iniziare una conversazione ma quando fece per aprire bocca Nymeria lo anticipò – Comandante, tra undici ore saremo in orbita sul pianeta Belarius – disse mentre si sistemava il tovagliolo sulle ginocchia - dopo cena potrà riposare in uno dei nostri alloggi così da essere in completa efficienza per compiere la sua missione – lo guardò dritto negli occhi. - Benissimo, – rispose Riker – c’è qualcosa che devo sapere di più su questo incarico? – - No, come le ho già detto, è un compito semplicissimo. Arriviamo, ci aggiudichiamo l’oggetto e ritorniamo a bordo – schioccò le dita facendo avanzare l’uomo che era rimasto in piedi nel fondo fino ad allora e che, notò Riker mentre si avvicinava, portava un otre a tracolla. - E l’oggetto… – Riker sembrò esitare distratto da quel particolare – di cosa si tratta esattamente, ha qualche potere o fonte di energia sconosciuti? – le chiese. - E’ una pietra – rispose Nymeria mentre l’uomo con l’otre versava un po’ del suo contenuto nei loro bicchieri – verde – Riker attese altri dettagli - e la voglio – concluse lei sollevando il calice. Riker trattenendosi dallo scuotere la testa sollevò a sua volta il bicchiere in un gesto cortese. Il liquido, una linfa scura, aveva la consistenza del miele ma sorseggiandone un po’ si accorse che aveva un sapore acidulo molto gradevole. La porta seminascosta si riaprì e ricomparve l’uomo che si era proposto come informatore, reggendo un pesante vassoio ovale. Poggiandolo tra lui e Nymeria tolse il coperchio rilasciando un aroma speziato che l’olfatto di Riker non riuscì a definire. Servirono lui per primo. Riker riconobbe che, nonostante la situazione avesse messo a dura prova il suo stomaco, sentiva un discreto appetito ma si trattenne educatamente dal cominciare prima di Nymeria. Ma lei lo guardò senza toccare le posate - Prego, cominci pure - lo invitò e attese che addentasse il primo boccone. Dopo qualche istante in cui a Riker parve di essere al centro dell'attenzione, l'ammiraglio impugnò le posate e cominciò a mangiare. Un altro vassoio seguì il primo e un altro aroma sconosciuto riempì le narici di Riker che ancora una volta attese che Nymeria iniziasse ma di nuovo lo invitò ad assaggiarlo per primo. Riker allora riprese la forchetta e mentre si portava il boccone alle labbra si volse verso Nymeria. Vide che lo fissava e fermò istintivamente la posata a mezz’aria - …e poi l’assaggiatore ufficiale è indisposto… - le parole di T’Rial gli tornarono alla mente. Dopo qualche secondo di esitazione in cui il boccone rimase sospeso vicino ai suoi baffi decise di affrontare il rischio. Se doveva essere la fine almeno se ne sarebbe andato a pancia piena e s’infilò la forchetta in bocca. Le portate si susseguirono, tutte di colore verde e Riker gustò ogni manicaretto. Erano tutti sapori interessanti e molto gradevoli e, soprattutto, approvò Riker con piacere, nessun alimento sembrava muoversi nel piatto. Scambiarono poche frasi mentre l‘uomo con l’otre, silenziosamente in piedi alle spalle dell’Ammiraglio, provvedeva a rabboccare i loro bicchieri ogni volta che ne terminavano il contenuto. Verso la fine della cena Riker cominciò a sentirsi un po’ ebbro. - Perchè qui è quasi tutto verde? – domandò a Nymeria mentre affrontava con il cucchiaio quello che sembrava un pasticcio di alghe. - Perchè mi piace – rispose Nymeria facendo ondeggiare la bevanda nel suo bicchiere – e a mio parere si tratta di un colore ingannevole – continuò concentrata sui riflessi del cristallo - da l'idea di creare serenità ma allo stesso tempo può trasformarsi nell'acido capace di corrodere l'anima – sollevò in alto il calice - fissandolo la mente si distende – sembrò ipnotizzata - così si può meditare la strategia più efficace per annientare l'avversario – concluse spostando inaspettatamente gli occhi su Riker. - Può assumere diverse sfumature così come l'animo umano – aggiunse - dal colore di un tenero filo d'erba al verde marcio della decomposizione. Ho risposto alla sua domanda? – Riker si sorprese affascinato da quei concetti. - Ha mai pensato – azzardò lui - che forse qualcuno potrebbe cominciare a cambiare le cose qui? – - Sapevo che ci avrebbe provato Comandante, – sorrise Nymeria – voi e la vostra mania di portare la pace nell’Universo. – lo canzonò – Qui ognuno lotta per se stesso, – e la sua espressione tornò seria - per il proprio interesse se non addirittura per la sua stessa sopravvivenza. La bontà o la diplomazia non hanno spazio. Ammetto – aggiunse assaggiando un curioso frutto che a Riker aveva ricordato il sapore di una prugna molto matura – che ho un ambasciatore qui da qualche parte, – agitò l’indice in aria – ma credo che ora si stia occupando delle serre idroponiche, – fece una smorfia disgustata riponendo dopo un piccolo morso il frutto nel piatto - senza avere molto successo però. – stabilì. - Chi vince è il più forte, questa è l’unica realtà – concluse asciugandosi le dita nel tovagliolo. - O il più subdolo – commentò Riker con un palese gesto verso il cibo che aveva nel piatto. - E’ per questo - rispose indicandolo - che prendo le mie precauzioni. – - Mi meraviglio che nessuno dei suoi uomini le faccia da guardia del corpo. – Nymeria fece una risatina sommessa guardandolo di sottecchi. - Sarebbe come dire che ho un mantenuto a bordo! So difendermi da sola dagli attacchi diretti Comandante. – Riker non pose altre domande, il suo cervello oltretutto sembrava risentire degli effetti della morbida bevanda. Mentre stava assaporando dei cubetti dolci simili a gelatine d’uva spina la porta di fronte a Riker si aprì ma alzando gli occhi non vide entrare nessuno - un'altra presenza incorporea? - ipotizzò fra sè ma dopo poco avvertì un movimento sotto il tavolo - il targ, - pensò ritraendo istintivamente le gambe sotto la sedia. La presenza si fece più tangibile e Riker sentì che qualcosa si appoggiava alle sue caviglie e vi si strusciava contro. Si irrigidì e guardò verso Nymeria che ignara tastava diffidente uno dei dolcetti. All'improvviso il bordo della tovaglia si agitò vistosamente e sollevandosi lasciò uscire la più grossa testa di cane che Riker avesse mai visto. L'animale lo fissò con luccicanti occhi marroni mentre la lingua gli penzolava dalla mascella. Nymeria alzò gli occhi dal piatto accorgendosi che il suo ospite era del tutto immobile – R2 vieni qui, non disturbare il nostro ospite! – il cane riconobbe la voce familiare e la raggiunse scodinzolando. - Mi ha colto di sorpresa – disse Riker rilassandosi sulla sedia. - R2 ama gironzolare e tenere d’occhio la situazione tra i miei – Nymeria fece un cenno verso gli altri due uomini presenti nella stanza – sottoposti. – diede un dolcetto all’animale - Se ti comporti bene poi ti faccio giocare con Wilbur – e lo carezzò sulla testa. Riker fu sorpreso dell’atteggiamento dell’Ammiraglio nei confronti di quell’essere. A vederla così, mentre rivolgeva sincera attenzione e gesti affettuosi al cane, gli sembrò una donna di un altro universo.
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Riker si svegliò di soprassalto. Aveva dormito un sonno disturbato, popolato di incubi e immagini inverosimili, complice anche il misterioso liquore che doveva avere ingurgitato in quantità spropositata. Nell’ultimo dormiveglia gli era persino sembrato che qualcuno battesse alla porta del suo alloggio gridando. - Sveglia di bordo! – decise che era meglio alzarsi. Si raddrizzò sul letto provando una fitta alla testa. Tenendosela tra le mani realizzò dove si trovava. L’alloggio era nella penombra, un oblò accanto al letto mostrava le stelle che scorrevano lente al di fuori. Si alzò cautamente e si portò davanti allo specchio che riflettè due accusatori occhi pesti, Nymeria non sarebbe stata contenta. Gli abiti che doveva indossare erano lì accanto, ben ripiegati su una panca. Cominciò a vestirsi. Quando infilò i pantaloni constatò che erano stati perfettamente adattati alla sua taglia così come la tunica che fece scivolare sopra la testa. Rimase piacevolmente sorpreso di come quell'abbigliamento non gli stesse poi così male, anzi sembrava enfatizzare la sua immagine. La tunica lo slanciava e il collo alla coreana metteva in evidenza la mascella squadrata e delineata dalla barba. Quello stilista sapeva il fatto suo ammise. Stava per uscire quando un trillo della porta lo anticipò. Al suo consenso la porta si aprì e comparve T'Rial. - Spero abbia riposato bene Comandante. – gli disse rivolgendo subito uno sguardo perplesso verso le profonde occhiaie. - Si, si, grazie - mentì Riker. - Desidera mangiare qualcosa? – - No – rispose Riker portandosi una mano allo stomaco che a quella domanda gli aveva trasmesso un’ondata di nausea – è meglio di no – stabilì. - Ecco il suo documento, – T’Rial gli consegnò una minuscola placca argentea che conteneva i dati della sua falsa identità – lo può applicare dove di solito porta il comunicatore. Lo ispezioneranno al suo ingresso - Riker lo prese e lo posizionò sul lato sinistro del petto. - Lei è Marghiso, dignitario del pianeta Trevezia 4, collezionista di oggetti mistici, – lo istruì brevemente l’Attachè mentre camminavano - ma non si preoccupi non dovrà rispondere a domande circa la sua conoscenza di tali manufatti, nessuno è così curioso a queste aste. – lo rassicurò. Riker annuì. - Siamo già in orbita attorno al pianeta Belarius e l’Ammiraglio la sta attendendo sulla navetta – lo informò T’Rial. Arrivarono all’imboccatura di uno stretto tunnel che terminava in un portellone rotondo direttamente collegato alla navicella. Dopo che l’Attachè ebbe digitato un codice questo si aprì. Nymeria era seduta ai comandi, pronta al decollo. Per l'occasione aveva smesso la divisa e indossato un abito consono al ruolo di semplice accompagnatrice di un potenziale acquirente. Riker la guardò con ammirazione. L’abito di morbido velluto color oliva ricadeva fino ai piedi, ricamato in oro lungo la scollatura rotonda e l’orlo della gonna. Era arricciato sotto il seno e aveva ampie maniche che riportavano anch’esse un motivo intorno al polso. Un mantello della stessa tinta arrivava anch’esso fino a terra e lasciava ricadere un cappuccio sulla schiena. - Salga Comandante, – lo sollecitò Nymeria vedendolo ancora fermo sulla soglia e Riker si riscosse andando a prendere posto accanto a lei. Mentre si staccavano dalla Godzilla Riker ammirò nuovamente Nymeria e sfoderando un affascinante sorriso fece per rivolgerle un complimento ma lei, senza distogliere lo sguardo dalla rotta lo stroncò sul nascere – Non sprechi le sue lusinghe Riker, lei è qui per una missione e nient’altro – Riker ricacciò in gola le parole e si apprestò a osservare lo schermo di fronte. Mentre si avvicinavano al pianeta un punto luminoso attrasse la sua attenzione. Si fece via via più grande e si delineò alla fine in una gigantesca cupola trasparente che fungeva da copertura a quello che appariva come un mercato a cielo aperto. Un labirinto di palchi che, visto dall’alto, ricordava l’antico calendario azteco. Luci multicolori mettevano in evidenza le varie esposizioni e un brulicare di esseri lo rendeva un caleidoscopio variopinto. Un parco dei divertimenti nello spazio, questo sembrò a Riker rapito da quello spettacolo. La navetta li trasportò fino ad uno dei moli di attracco a lato della cupola. Prima che la porta si aprisse Nymeria tirò su il cappuccio, una necessaria precauzione, aveva spiegato a Riker, qualcuno avrebbe potuto riconoscerla e far invalidare il suo acquisto. – Capirebbero subito che la sto usando come prestanome. – gli disse aggiustandosi il mantello. Appena usciti si trovarono di fronte una lunga passerella. La percorsero e spuntarono da uno dei tanti ingressi che davano su una balaustra, all’apparenza vuota, che percorreva l’intera circonferenza della struttura. Da lì la visuale era ancora più strabiliante, si riusciva a fatica ad individuare la fine delle attrazioni e, la vista dello spazio oltre la cupola trasparente, dava la sensazione di essere al centro dell'universo, se non fosse stato per la presenza di numerose navi che orbitavano in attesa di riaccogliere i partecipanti alle aste. Dalla balaustra scendevano numerose scalinate. Ognuna di esse terminava all'inizio di una fila di palchi espositivi su cui venivano presentati gli oggetti. In cima ad ogni scala un tabellone olografico specificava le categorie merceologiche che avrebbero incontrato scendendo e mostrava la programmazione degli oggetti messi in asta per quel giorno. Accanto a loro un nastro scorrevole lungo il pavimento accelerava lo spostamento ma l'ammiraglio si diresse sicura a piedi verso una delle discese alla loro destra. Rendendosi conto che Riker era ancora immobile davanti a quello spettacolo si fermò e tornò sui suoi passi. Riker sentì afferrarsi un gomito e avvertì l’impazienza di Nymeria dalla stretta delle sue dita. Senza darlo a vedere si lasciò guidare dall’Ammiraglio e si fermarono dopo poco in cima ad una scala dove il tabellone elencava: Oggetti Preziosi, Mistici; Rivelatori e Mutaforma. Tra quelli mistici spiccavano la Gemma Rosa dall’Anima Nera, la Piramide Azzurra dei Sette Universi e lo Smeraldo Verde dal Cuore di Ghiaccio detto anche Lacrima di Ashtar, era quest’ultima, Nymeria fece un rapido cenno a Riker. Si avvicinarono alla postazione sotto al cartello olografico e si misero in fila con altri individui che erano comparsi alla spicciolata da altri attracchi vicini. Riker diede loro una rapida occhiata ma gli davano tutti le spalle e sembravano desiderosi di sbrigare le formalità d’ingresso al più presto. Quando arrivò il loro turno, un ferengi appollaiato su un lungo sgabello chiese a Riker di esibire i documenti, degnando solo di un’occhiata distratta l'Ammiraglio che, calata la testa sotto il cappuccio, era rimasta a rispettosa distanza. Teneva lo sguardo basso per impedire che si potesse leggerle sul viso l’offesa e lo sdegno per quel trattamento discriminatorio. Riker lasciò che il ferengi esaminasse il suo chip di riconoscimento senza timore, il fatto di essere un uomo lì dentro era già un lasciapassare. Il ferengi gli consegnò un d-pad fornendogli alcune indicazioni sul suo funzionamento. - E' molto semplice, se intende fare un'offerta prema questo simbolo e può accedere all'inizio delle offerte, gli scatti sono obbligati, non meno di cinquemila latinum a rilancio, ovviamente più volte preme, più si moltiplica la cifra - precisò con compiacimento - buon divertimento - concluse e con un cenno della mano indicò ai due l'ingresso della scala. Riker porse il braccio a Nymeria e i due si apprestarono ad affrontare il primo gradino. Il ferengi li salutò con un ultimo suggerimento - non dimenticate di visitare il negozio di Souvenir di Belarius, sono certo che lo troverete… stimolante! – li informò scoprendo la dentatura fitta e affilata in un sorriso interessato. Scesero i gradini lentamente, non c'era e non dovevano dimostrare fretta. Lo smeraldo sarebbe stato messo all’asta solo dopo mezz'ora e potevano permettersi un giro esplorativo. Nymeria che, calata nel suo cappuccio cercava di non farsi notare, camminava al fianco di Riker, come fossero una coppia che si concedeva una tranquilla passeggiata. Incrociarono esseri di varie razze, alcuni come i primi che facevano di tutto per sfuggire ai loro occhi, altri che invece ostentavano indifferenza ma appena venivano sfiorati nel cammino, portavano subito la mano alla cintura, impugnando un’arma opportunamente nascosta. Camminando lungo la fila di pedane rialzate assistettero all’esibizione di vari oggetti, esibiti da banditori più o meno eccentrici. In particolare li colpì un essere, a cui Riker fu difficile attribuire la provenienza, vestito di una lunga palandrana blu tempestata di enormi stelle che esibiva quelle che sembravano enormi pietre di colore cangiante. Si fermarono per un attimo ad ascoltare. - ...così cambierà colore per svelare le intenzioni dei vostri avversari..., viola se vi sta ingannando, giallo se fa il doppio gioco, rosa... – Riker si girò verso Nymeria - Potrebbe esserle utile un elemento di questo genere, non crede? - sussurrò sorridendo all'orecchio di Nymeria. Lei si voltò e puntandogli addosso due occhi gelidi sibilò - non ho bisogno di stupidi giochetti di prestigio per capire se chi ho di fronte ha delle intenzioni malvagie oppure no, ho metodi molto più efficaci. – gli rispose seccata tirandolo verso il palco successivo. Riker decise che era meglio non approfondire l’argomento. Sui palchi che scorsero successivamente videro ogni genere di stramberia, pietre che formavano messaggi in codice, pietre che piegavano la volontà - anche questa volta Riker non poté fare a meno di voltarsi verso l'Ammiraglio che ancora una volta lo anticipò - Lei è già qui no? – Riker richiuse la bocca. Raggiunsero infine il palco che li interessava dove si era già raccolto un gruppetto di individui che si fece più fitto quando un Boliano comparve ad annunciare che l’oggetto seguente sarebbe stato lo smeraldo. Riker, spinto in avanti da Nymeria, si fece largo tra la folla rimanendo a qualche fila di distanza dal palco. Un inserviente uscì dalla tenda alle spalle dell’annunciatore e gli porse un involucro di panno nero. Lui, accertatosi prima di avere la piena attenzione di tutti, lo svolse lentamente svelandone il prezioso contenuto e guadagnando un mormorio di approvazione – Signori, – cominciò ristabilendo il silenzio - ecco l’ oggetto più pregiato di oggi, un gioiello unico - e si avvicinò al bordo del palco per esporlo più vicino agli acquirenti – lo Smeraldo dal Cuore di Ghiaccio chiamato anche Lacrima di Ashtar. I volti di tutti erano protesi verso l’alto, ipnotizzati dalla pietra che ora, libera dalla sua copertura riluceva sulla stoffa ed acquistava sempre più brillantezza – La sua provenienza rimane misteriosa, – continuò il banditore con espressione sibillina – lo smeraldo era sempre più splendente – e qualcuno gli attribuisce poteri sconosciuti, chissà magari racchiude il segreto per dominare l’Universo… – aggiunse abbassando il tono della voce. La luminosità della pietra crebbe fino a far scomparire la stoffa su cui giaceva come se le parole del Boliano avessero risvegliato un’energia sopita – Signori, osservate come sembri aver preso vita ora, – continuò a voce più alta e scintille verdi si sprigionarono dallo smeraldo irraggiando l’aria e raggiungendo il pubblico incantato. Persino gli occhi di Nymeria sembravano ipnotizzati mentre riflettevano le verdi fiammelle e Riker sentì che la presa di lei sul suo braccio si allentava. Il banditore ricoprì di colpo lo smeraldo ridestandoli bruscamente. – Ecco Signori, ora che ne avete visto le potenzialità potete cominciare con le offerte, la base di partenza è di 50.000 latinum - disse il Boliano. Nymeria tornò a stringere il gomito di Riker, segno che era ora di darsi da fare. Un tabellone alle spalle del banditore mostrava il susseguirsi delle offerte garantendo l'anonimato degli acquirenti. - 70.000, signori, 90.000, 110.000 latinum - proclamava a mano a mano che la cifra saliva. Riker continuava a rilanciare mentre le dita dell'ammiraglio si serravano sempre di più sul suo avambraccio. La cifra continuava a salire ma lui aveva ancora molto margine. La disponibilità economica che Nymeria aveva garantito era di molto superiore all'attuale. Lei però gli conficcava le unghie nella carne impaziente di concludere quell’asta a suo favore. E lui sperò, per il bene del suo braccio, che tutto terminasse in fretta. Mentre la somma saliva Riker si guardava intorno osservando gli altri potenziali offerenti, esponenti di diverse razze, che erano impegnati sui loro d-pad. A mano a mano che la cifra saliva però il loro numero diminuì e crebbe quello di coloro che seguivano solo la sfida sul tabellone. Verso la fine potè calcolare che a contendersi lo smeraldo erano rimasti solamente lui e altri due offerenti. 350.000 Latinum era la cifra attuale. Vide uno dei suoi rivali che rabbiosamente abbassava il d-pad e abbandonava l’asta. Un pizzico di Nymeria gli fece premere il tasto di rilancio, 365.000 latinum. Alzò nuovamente la testa e notò quello che alla sua destra doveva essere l'ultimo suo concorrente. Anche lui di razza umana, l’uomo guardava nervosamente ora il d-pad ora l’offerta che lampeggiava sul tabellone e sudava vistosamente. Poi premette di nuovo il tasto di raddoppio. Riker fu richiamato al suo dovere da una stretta ancora più forte di Nymeria che si sporse verso di lui - Veda di aggiudicarsi quell'oggetto, - sibilò - altrimenti non rivedrà più la sua nave intera e io la userò sulla mia per lucidare gli stivali dell'intero equipaggio. - Riker rilanciò immediatamente. Il 400.000 lampeggiò e mentre tornava a guardare lo sconosciuto vide che abbassava sconfitto le braccia e si voltava verso di lui. Anche lui aveva capito chi era il suo ultimo avversario. L’espressione che Riker gli lesse in viso era di profondo dolore, quasi che, il non essere riuscito ad aggiudicarsi lo smeraldo, avesse comportato per lui una perdita incolmabile. L' Ammiraglio lo strattonò per il braccio – Andiamo Marghiso, è finita, ce l’abbiamo! – - Si, si. - si lasciò trascinare Riker mentre seguiva con lo sguardo lo sconosciuto che si allontanava scomparendo tra la folla. Nymeria lo condusse verso il lato del palco. Lì cedette il passo a Riker che, con il banditore, avrebbe concluso la transazione e ritirato l'oggetto. Il Boliano li accolse con uno smagliante sorriso - Signore, congratulazioni, lei si è aggiudicato una pietra stupefacente, - Riker annuì senza mostrare troppa emozione - è un regalo per la sua signora? - continuò il banditore spostando lo sguardo sorridente sugli occhi avidi che Nymeria posava sulla pietra. - Si, si, è un regalo, per il nostro, ehm… - Riker la guardò un momento - anniversario - non resistette - contenta tesoro? – aggiunse amorevolmente. Il mento di Nymeria si contrasse senza proferire parola, forse aveva osato troppo. Il banditore li fissava con occhietti birichini spostandoli ora su di lui ora sull'Ammiraglio.- Bene, bene, signori. Vogliamo concludere l'affare? - e porse a Riker un'altro d-pad dove digitò un codice di riconoscimento per poter omologare il pagamento. Dopo una brevissima elaborazione, il banditore scoprendo ancora di più la fila di denti li ringraziò profondendosi in un inchino e, dopo che lo ebbero verificato, richiuse lo smeraldo in un cofanetto e glielo consegnò. Non c’era più motivo di trattenersi. Si diressero alla scala che li avrebbe riportati in cima alla balaustra ma appena l’ebbero raggiunta una figura uscì da un angolo in penombra e li fermò. Riker riconobbe lo sconosciuto dal volto triste. - Signori, – disse con voce incerta - mi dispiace importunarvi ma c'è una questione molto importante di cui dovremmo discutere - - Possiamo dedicarle qualche istante, – disse Riker nonostante l’occhiata contrariata di Nymeria - andiamo di fretta. - - Verrò subito al dunque. La pietra che vi siete aggiudicati, la Lacrima di Ashtar, ecco, io vorrei ricomprarvela - Riker lo fissò leggendo nello sguardo timore e speranza, non erano certo gli occhi di un avido collezionista. Sentì la mano di Nymeria contrarsi sul suo braccio e precisò subito. - Sono spiacente ma siamo venuti appositamente per lo smeraldo e abbiamo investito una cifra consistente. Non siamo disposti a cederlo, – rispose Riker interpretando il pensiero dell’Ammiraglio. - Non mi è stato possibile offrire di più, – gli confessò mortificato - era tutto quello che possedevamo, tutto quello… – la voce si spezzò. Riker si costrinse a non farsi coinvolgere, stava rischiando l’Enterprise – Le ripeto che mi dispiace ma le aste funzionano così, vince il miglior offerente. – sentì come di averlo schiaffeggiato. Lui e Nymeria fecero per allontanarsi ma lo sconosciuto lo trattenne - La prego, mi ascolti, – lo implorò – è una questione di enorme gravità, - si guardò attorno per timore di essere ascoltato – La lacrima di Ashtar è di enorme importanza per il mio popolo, – Nymeria non potè trattenere uno sbuffo d’impazienza - sono stato mandato dai capi del mio pianeta per riconquistare ciò che ci è stato rubato, abbiamo racimolato tutto quello che potevamo, senza quella pietra il mio popolo è condannato. - Mise la mano in tasca e Riker sentì che Nymeria istintivamente aveva portato una mano alla vita, un luccichio balenò all’altezza della sua cintura e Riker riconosciuto con la coda dell’occhio un pugnale le bloccò il polso con decisione. Nymeria lo guardò con odio. Ma lo sconosciuto, come aveva intuito Riker, non aveva cattive intenzioni. Dalla tasca estrasse una piccola base di pietra dura. Tenendola nel palmo della mano ne sfiorò la superficie e un minuscolo ologramma mostrò loro l’immagine tridimensionale di un piccolo villaggio a ridosso di una montagna. - Ecco questo è il mio villaggio, – un sorriso malinconico gli sfiorò le labbra mentre fissava le casupole raggruppate tra le colline - Si, molto bello, andiamo, – intervenì brusca Nymeria tirando Riker per il braccio, ma lui non si mosse continuando ad ascoltare. - Siamo gli ultimi della nostra stirpe, – continuò lo sconosciuto quasi parlando a se stesso – viviamo la nostra esistenza semplicemente e custodiamo la conoscenza che gli antichi ci hanno tramandato per mantenere equilibrio nel pianeta. – - Manca solo la musica di un violino, – commentò sarcastica l’Ammiraglio ma nessuno dei due udì – La Lacrima di Ashtar protegge la nostra gente celandola alla vista di chi vorrebbe nuocerle. Senza di essa siamo esposti e vulnerabili – - Allora è un dispositivo d’occultamento – esclamò Nymeria – ne trovate a migliaia nei mercatini dell’usato – - Non è semplicemente un sistema d’occultamento, – le rispose cortesemente l’uomo – il cuore dello smeraldo crea armonia, irradia energia benefica a chiunque ne sia esposto – - Benefica, bleah! – Nymeria storse le labbra disgustata. - Anche i nostri nemici ne traggono un beneficio, anche il loro equilibrio dipende dalla Lacrima. Dobbiamo riportare la pietra a casa. – - Come avete potuto lasciarvela portar via! – intervenì finalmente Riker. - E’ stata rubata da un traditore del nostro villaggio che si è lasciato corrompere dalle ricchezze che ha visto al di fuori della nostra comunità. – disse l’uomo con amarezza. - Finalmente una persona sensata! – esclamò Nymeria insistendo per allontanare Riker. - Lei non capisce, un intero mondo scomparirà inghiottito dall’avidità. Il desiderio di potere lo farà implodere su se stesso e sarà solo l’inizio, – la guardò con occhi velati – Si espanderà e corroderà l’intero Universo! - - E’ già così mio caro, – Nymeria gli si rivolse con astio – il nostro Universo è già corrotto, andiamocene! – e si apprestò a salire la scala. Vedendo che lui ancora non la seguiva pronunciò con tono di minaccia ancora solo due parole – A…casa! – facendogli intendere che non sarebbe mai tornato alla sua Enteprise se non le avesse dato retta. Riker si irrigidì e seppur a malincuore la raggiunse salendo i gradini. Sentiva su di sé lo sguardo avvilito dell’uomo ma anche lui doveva rispondere di un gruppo di esistenze e dell’equilibrio del suo universo.
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Il viaggio di ritorno si svolse nel più completo silenzio. Quando risalirono a bordo della Godzilla trovarono ad accoglierli l'Attachè. - Bentornata Ammiraglio, mi auguro che tutto si sia svolto nel migliore dei modi – - Si T’Rial, – rispose Nymeria slacciandosi il mantello e consegnandolo nelle mani dell’ufficiale, – anche se il nostro paladino della giustizia qui presente stava per farsi sottrarre la pietra. – disse con un gesto stizzito. - Siamo pronti a riprendere la rotta, c’è qualche cambiamento? – chiese l’Attachè incerta che Nymeria volesse ancora lasciare andare Riker. – ma lei lo guardò per un breve momento e poi confermò. - Nessun cambiamento, – disse incamminandosi verso la plancia – in fondo non è tutta colpa sua, si sa che il loro è uno strano universo – aggiunse mentre Riker interrogò T’Rial con lo sguardo. - Su, andiamocene di qui alla svelta! – ordinò ed entrarono nel turboascensore che li portò alla plancia. Quando entrarono nella sezione di comando Riker potè completare l’immagine che aveva visto dall’Enterprise ma lo schermo di fronte non aveva nulla di diverso da quello di qualunque altro vascello della Federazione se non fosse stato forse per quel contorno di piume verdi. Riker abbozzò un sorriso. Gli ufficiali lo accolsero con varie espressioni ammirate ma tornarono subito alle loro occupazioni dopo che lo sguardo dell’Ammiraglio le ebbe passate tutte in rassegna. - Facciamo ritorno alla nave del Comandante Riker! – comandò Nymeria sedendosi alla sua poltrona mentre Riker prendeva posto in piedi alla sua sinistra, T’Rial dall’altra parte – riportiamo a casa il cucciolo smarrito! - L’ufficiale di rotta dopo aver strizzato l’occhio a Riker, inserì le coordinate. - Curvatura 9 – disse Nymeria – non abbiamo fretta. – - Ammiraglio – intervenì però l’ufficiale - abbiamo un ostacolo di fronte a noi. - - Sullo schermo! – chiese Nymeria All’esterno era comparso un vascello di modeste dimensioni e a quanto pareva anche di scarse potenzialità. - Stanno tentando di contattarci Ammiraglio – la informò l’ufficiale dai capelli azzurri che ogni tanto rivolgeva delle occhiate languide alle spalle di Riker. - Li ignori! - - Ammiraglio, insistono! - disse ancora con voce spazientita. - Fuoco! – ordinò Nymeria con un gesto annoiato della mano. - Per favore provi ad ascoltarli! – si interpose improvvisamente Riker. Lo sguardo che gli rivolse l'Ammiraglio gli fece temere per la sua incolumità ma sostenne lo sguardo di Nymeria che mutò improvvisamente e con un lampo divertito disse - Mi piace questa sua audacia nell’intromettersi, dimostra carattere… – gli sorrise compiaciuta - …e va bene! - disse battendo il palmo della mano sul bracciolo della poltrona - Apra un canale tenente. – l’ufficiale pigiò un bottone. Sullo schermo apparve l'interno di una plancia dall'aspetto dimesso. L'aspetto buio e malconcio lasciava supporre che non venisse utilizzata spesso per questi scopi, anzi a vedere la strumentazione alquanto antiquata, forse era la prima volta dopo molto tempo che ritornava nello spazio. C’erano due soli occupanti a bordo e uno dei due era lo sconosciuto dell’asta. - Cosa vuole ancora! - disse con aria seccata Nymeria puntando il gomito sul bracciolo e poggiando una guancia sul palmo della mano. - Vi prego, ritornate sulla vostra decisione. Siamo disposti a ricomprarvi l’oggetto. – - Sa che potrei annientarvi con un solo colpo? – lo minacciò Nymeria – Toglietevi di mezzo! – - Siamo disposti a rischiare, la pietra è troppo importante - - Non ho intenzione di cederlo e comunque se non ve lo siete aggiudicati prima significa che la cifra di cui disponete è inferiore a quanto noi l’abbiamo pagata. Perciò non se ne parla, Noa, chiuda la comunicazione! – L’ufficiale fece per obbedire ma lo sconosciuto esclamò - E’ troppo potente, non sapreste come utilizzarlo, il cuore dello smeraldo si apre solo in determinate condizioni. – A quelle parole Nymeria si raddrizzò sulla poltrona e un silenzio glaciale calò nella plancia. - Ma con chi crede di avere a che fare! – esclamò – Con delle sprovvedute donnette in gita nello spazio?- L’Ammiraglio era furiosa, perfino Riker fece un passo indietro per non essere travolto dalla sua collera – I miei ufficiali sono altamente qualificati e possono risolvere situazioni estreme, figuriamoci far aprire un cuore di pietra! – lo sfidò protendendosi dalla poltrona. - Se anche trovaste il sistema di capirne il potere, una volta aperta, la lacrima di Ashtar per funzionare correttamente ha bisogno di essere alimentata da azioni generose e disinteressate. – rispose lo sconosciuto per nulla intimorito. L’Ammiraglio si irrigidì – Cosa? - Riker alle sue spalle alzò le sopracciglia anche lui incuriosito da quell’improvvisa rivelazione. Osservò l’uomo che al di là dello schermo rimaneva immobile ad affrontare Nymeria, apparentemente impassibile, ma sudava, le gocce gli scivolavano lungo il collo. E allora Riker capì e spalancò gli occhi mentre l’uomo rispondeva – Già, per dominare appieno il suo potere, bisogna che chi lo possiede abbia un animo nobile e disinteressato e… - si fermò incerto mentre Riker alle spalle dell’Ammiraglio lo incoraggiava silenziosamente a continuare su quella strada – …votarsi al bene del prossimo – concluse con un tremolio della voce. Non erano proprio le parole che Riker avrebbe utilizzato ma sembrò colpire nel centro. - Animo nobile? Buone azioni? Disinteressato? – mentre ripeteva quello che le aveva appena detto il volto di Nymeria sembrava in preda ad un’ondata di nausea – E quindi, se voglio il potere assoluto devo fare del bene? – Riker annuì rigidamente in direzione dell’uomo oltre lo schermo. - Ssssì – balbettò lui e poi più convinto – sì, è questo l’unico modo di usare il potere della Lacr… - - Ma che schifo! – sbottò Nymeria appoggiandosi pesantemente allo schienale. In plancia era calato il silenzio, nessuno osava fiatare, Riker pregava mentalmente. L’ammiraglio tamburellò le dita e all’improvviso esclamò. – Riprendetevelo. Naturalmente – intimò - mi darete tutta la cifra di cui disponete, a parziale rimborso di tutta la fatica per ottenerlo. – - Grazie, grazie! – l’uomo non riusciva a mascherare la gioia e rivolse un sorriso raggiante anche a Riker che gli strizzò l’occhio di rimando. Nymeria cogliendo quello scambio si voltò verso Riker che mostrò un’espressione indecifrabile – Non mi ringrazi, – rispose Nymeria all’uomo continuando a fissare Riker – è solo che non voglio un oggetto così inutile e pericoloso a bordo della mia nave. – Riker abbozzò un sorriso ma lei non ricambiò. - T’Rial, – Nymeria si girò verso l’Attachè – si occupi dello scambio e veda che su quella nave non rimanga nemmeno uno spicciolo, ci sto già rimettendo. – le ordinò. - Sì Ammiraglio! – - E accompagni il Comandante Riker nell’alloggio degli ospiti. Ci rimarrà fino a quando non raggiungeremo la sua nave. – - Bene Ammiraglio. – - Addio buon uomo, – disse Nymeria rivolgendosi nuovamente allo sconosciuto nello schermo – se ne torni alla sua capanna. – e fece un cenno perchè la comunicazione venisse interrotta mentre l’uomo aveva le lacrime agli occhi per la gioia. - E addio anche a lei Comandante, – continuò Nymeria senza voltarsi a guardare Riker. Lui fece un passo verso di lei ma uno sguardo di T’Rial lo dissuase. - Addio Ammiraglio, è stato un… - esitò – …privilegio conoscervi – e si congedò. - Lo credo bene. – rispose asciutta Nymeria. Riker si apprestò a seguire T’Rial. Mentre usciva sentì un pizzico sfiorargli la natica. Voltandosi vide che l’ufficiale borg gli strizzava l’occhio mentre il resto dell’equipaggio gli diceva addio con la mano. Si affrettò a seguire l’Attachè nel turboascensore rivolgendo un ultimo sguardo a quell’equipaggio singolare. Attese circa un’ora rinchiuso nel suo alloggio prima che l’Attachè tornasse per accompagnarlo alla sala teletrasporto. Mentre saliva sulla pedana di trasferimento Riker la salutò – Dica a Nymeria che mi dispiace che la missione non sia andata come lei desiderava, – T’Rial annuì - ma forse, tutto questo, può rappresentare l’inizio di una svolta per il vostro equipaggio. – le disse. – Comandante, sa meglio di me che il nostro è un Universo complicato e che difficilmente le cose possono cambiare, – rispose avvicinandosi all’ufficiale addetta al teletrasporto per impartirle l’ordine di trasferirlo. Mentre lo guardava dissolversi aggiunse - a volte però le cose non sono nemmeno quelle che sembrano. – e si congedò da lui con il saluto imperiale.
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Quando Riker si rimaterializzò sull'Enterprise per un momento si sentì disorientato. Gli sembrava mancasse qualcosa. Mentre percorreva il corridoio che lo portava al turboascensore la sensazione lo accompagnò. Tutto gli sembrava così grigio e monotono, nessuna nota eccentrica. Per quanto assurdo nel breve periodo in cui era stato forzatamente ospite della Godzilla si era quasi abituato alla sua stravaganza, ai suoi eccessi e soprattutto a quella costante presenza di verde. Entrò in plancia accolto dai volti sorridenti dei suoi ufficiali, visibilmente contenti di riavere il loro Comandante sano e salvo. Data si alzò dalla sua postazione andandogli incontro. - Bentornato Comandante, devo dedurne che la sua missione è riuscita. - - Direi di si. – rispose distrattamente Riker andando a sedersi sulla sua poltrona. - Vuole stilare il rapporto signore? – gli chiese Data. - No, non ora – le ultime parole dell’Attachè avevano fatto sì che una serie d’interrogativi si facessero strada nella sua mente. - Signore, – continuò Data – la informo che le riparazioni sono state completate e ho già calcolato una rotta che intercetti tra circa 20 minuti un’anomalia con la quale potremo ricreare le condizioni per ritornare al nostro universo. – e ritornò ai comandi di navigazione. - Bene, bene. – gli rispose Riker sempre sovrapensiero. - Come era riuscito lo sconosciuto a rintracciarli così presto? - pensava mentre fissava il pavimento. - Tutto a posto Comandante? – lo interrogò Data vedendolo assente. - E perchè non si era mostrato sorpreso quando aveva visto Nymeria al comando della nave? – si chiese ancora. - Comandante? - - Sì Data, - lo tranquillizzò Riker guardandolo finalmente negli occhi – tutto a posto. – decise di mettere da parte quelle riflessioni. - Crede che la ISS Godzilla interferirà con il nostro rientro? E’ ancora davanti a noi. - - No, – rispose - stia tranquillo Data, non gli serviamo più – e fissò con lui lo schermo dove per qualche secondo la Godzilla rimase immobile nello spazio, poi si dissolse in un alone verde e Riker ebbe la netta convinzione che il verso poderoso di un rettile preistorico le avesse fatto eco. Sorrise leggermente – Ora torniamo a casa! -
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Nymeria si era ritirata nei suoi alloggi. Dopo aver lasciato andare la pietra e congedato Riker era il momento di riposare. Seduta nella penombra osservava le stelle scorrere silenziose. Un trillo alla porta la riscosse dai suoi pensieri. - Avanti! - invitò ruotando la poltrona in direzione della porta. Entrò l'attachè - Ammiraglio, volevo informarla che il Comandante Riker ha fatto rientro sull'Enterprise e noi siamo pronti a riprendere la rotta - - Molto bene T'Rial. - - Ammiraglio, devo stendere il rapporto e volevo sapere come catalogarlo. - - La missione è riuscita T'Rial, – rispose pacatamente – registri semplicemente che poi, dopo aver acquisito la pietra, ho cambiato idea… – fece un gesto annoiato - …quel pezzo di vetro non era neanche lontanamente il gioiello che immaginavo, anzi si è rivelato nocivo per la Godzilla e così ho preferito liberarmene. – concluse. - Sì Ammiraglio. - la assecondò T'Rial e fece per uscire. - T'Rial! – la richiamò Nymeria - Sì Ammiraglio - l'Attachè tornò sui suoi passi. - Informi anche il Comando delle Forze anti Imperialiste dell’avvenuta restituzione della Lacrima di Ashtar e – continuò mentre T’Rial ne prendeva nota – contatti la nostra spia per il prossimo incarico. – - Sì Ammiraglio. – - Ma si assicuri che la prossima volta ci affidino una missione che posso svolgere da sola. E’ stato un puro caso se l’Enterprise è transitata in questo quadrante, simili fortune non capitano tutti i giorni. - - Si Ammiraglio. – e l’Attachè si congedò mentre Nymeria ruotava la poltrona per tornare a scrutare lo spazio profondo. |
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ISS Godzilla |